Conoscevo Rembrandt come Vermeer, due pezzi da novanta del Rijksmuseum di Amsterdam; li conoscevo ma il vedere opere come la lattaia è stato davvero emozionante.
Delle opere di Vermeer viste sino ad ora è una delle preferite. Di forma semplicissima, non ci sono inutili paludamenti nè sembra che ci sia nulla di superfluo e ridondante.
Quasi una foto, se il paragone avesse senso, ma con la preziosità che la tela dipinta conferisce.
C’è una donna, sola, che versa latte da una brocca: tutto è quotidiano, semplice, usuale eppure visto con occhi che sanno fissare l’apparente banalità di una scena quotidiana, immortalandola con una dignità inaspettata.
Magari non sapendolo motivare ma, di fronte al quadro, non si avverte alcuna banalità: la scena è solenne sebbene austera, una donna robusta sta compiendo un gesto quotidiano ma nient’affatto scontato, versa del latte.
Sul tavolo c’è pane, chissà croccante o sfornato di recente, nei pressi uno scaldino: la casa è abitata, la donna non è sola. Il pittore sembra dirci che la donna sta lavorando con attenzione, si potrebbe dire con amore: sta preparando o sistemando qualcosa che altri sapranno apprezzare.
Lavora per sè ma con possibilità che altri possano approfittarne: la preparazione di un pranzo, colazione o chissà che altro è comunque un modo di fissare un appuntamento; la donna sembra sapere che vi sarà chi a quell’appuntamento si farà trovare e sembra proprio che lavori con attenzione poichè è interessata a che tutto vada bene, quindi che anche a lei vada bene.
Le opere di Vermeer sembrano tutte intrise di questa attenzione, come se avesse l’idea che la vita è arte ed in effetti l’essere umano è un arte-fatto, fatto ad arte e vivente di arte, cioè di lavoro di creazione, niente di naturale.
Un’altra opera straordinaria è la ronda di notte di Rembrandt; bellissima anche se, a differenza di Vermeer, qui a regnare è la teatralità della scena.
A differenza di tele che trattano lo stesso argomento, il guppo di ufficiali riunito attorno al loro capo, quella di Rembrandt esprime un’incredibile vitalità: la scena sembra in movimento, all’inizio dell’azione. Qui l’ambizioso comandante occupa il centro della scena e sembra dirigerla coi gesti sicuri di chi sa bene di quale potere dispone.
Sembra di essere mobilitati dall’imperiosità del comandante degli archibugeri, circondato dagli ufficiali come il protagonista di un’opera lirica lo è dal coro: l’uno rimanda agli altri che ne esaltano, per contrasto, la centralità.
Il capitano della compagnia potrebbe ben figurare in un’opera di Verdi, come la forza del destino.
Entrambi i pittori erano ben coscienti delle capacità tecniche non comuni di cui disponevano; le strade imboccate ben differenti: nel caso della Ronda di notte lo spettatore è invitato a contemplare il potere del gruppo di ufficiali, la loro baldanza con ammirazione, rispetto e senso di sottomissione; in Vermeer la sobrietà della scena mette in primo piano quel che potrà accadere, ciò che si sta preparando; il primo esalta, il secondo invita.