Valencia prima parte

Sarà la demenza senile o chissà ma la Spagna è sempre più nel mio cuore… a Valencia, tuttavia, non avevo pensato di andare o meglio non era tra le priorità anche se ero sicuro che ci sarei stato prima o poi; il buon Agostino mio compagno fedele, invece, fremeva da tempo così che ha prenotato. Il destino cinico e baro gli ha creato problemi all’ultimo minuto e potevo forse lasciar perdere anch’io? avrei potuto, ovviamente, ma non l’ho fatto: sono partito da solo, vincendo le mie solite paure.  Da Bologna, con la consueta Ryanair, partenza il pomeriggio del 28 gennaio; equipaggio composto in prevalenza di uomini (con una sola donna), tutti molto simpatici e gentili, il migliore equipaggio mai avuto, bravi!!!

Sceso dall’aereo mi fiondo nella metro, mi prendo la linea 3 che, in 20 minuti, mi porta a Xativa, a due passi dal centro cittadino; 4 passi fino all’albergo dove deposito i bagagli e via… inizia la visita. Sull’albergo: devo dire che la camera aveva il bidet, cosa che considero un distintivo di civiltà, poi il bagno piccolo ma sufficiente, pulito; unico neo le pareti tipo sottilette, fortunatamente c’era poca gente in quell’ala dell’albergo e il disagio è stato molto limitato (solo una sveglia a tarda ora per il rientro e la doccia di un vicino).

Per motivi ovvii mi dedico a ciò che ho incontrato nel tragitto tra la stazione della metro e l’albergo: Plaza de Toros e Chiesa di Sant’Agostino (rigorosamente chiusa, come quasi tutte le chiese, salvo poche ore al giorno in orari per noi italiani, credo, assurdi e per i turisti… censura). Stranamente, non mi è mai successo prima, mi sento da subito a mio agio e la città mi infonde un senso di tranquillità; nella zona dell’albergo ci sono un sacco di negozi con vestiti da sposa e/o da cerimonia, mi viene da pensare a una città dedita a feste ma senza l’esagerazione della movida di Barcellona o Madrid.

Mi metto dunque a gironzolare col mio ben noto senso dell’orientamento (incredibile, non mi sono mai perso, anche se non ho scelto, probabilmente, sempre i percorsi migliori) che mi conduce alla Plaza de l’Ayuntamiento, molto carina, coreografica e che mi colpisce piacevolmente da subito. Molta luce, la qual cosa, da sempre, mi mette di buon umore, bello il palazzo del Municipio e carino anche quello delle poste; subito dopo mi trasferisco alla Plaza de la Virgen, con visita alla Cattedrale, che mi è piaciuta molto, e alla Real Basilica de Nuestra Señora de los Santos Inocentes y Desamparados dove era in corso la celebrazione della messa per cui sono uscito subito ed ho occupato il resto del tempo a guardare qua e là fino alle Torri di Serranos, porta della città, molto belle.

Il giorno successivo ho visitato quasi tutto quello che mi interessava, sempre e soltanto camminando (ad esclusione del ritorno dal porto, con l’autobus); sono tornato alla Cattedrale dove ho potuto visitare la Cappella del Calice, la cappella che custodirebbe, secondo una tradizione, il Sacro Graal; ho anche preso l’audioguida in spagnolo ed ho capito tutto quello che diceva… ringalluzzito dalla comprensione dell’idioma mi sono allargato sul centro storico. In particolare mi sono piaciute la Chiesa di Santa Catalina, la Lonja o borsa della seta, gotica, il mercato centrale, modernista ed il Museo di Belle Arti con alcuni pezzi molto interessanti. Nel Museo c’erano varie classi di bambini a lezione: attenti e coinvolti da maestre molto simpatiche, erano dei curiosi gruppetti, insoliti nei musei.

Dal centro a piedi, nonostante le indicazioni degli autobus avuti dall’Ufficio del turismo, ho poi iniziato lo spostamento verso la Ciudad de las Artes y las Ciencias, progettata dall’architetto Calatrava; per arrivarci ho percorso i famosi giardini ricavati dall’antico letto del fiume Turia, tutto molto caratteristico, ma quando si arriva alla Ciudad tutto il resto scompare: davvero splendida, quel gioco di bianco ed  archi è meraviglioso. Non contento mi sono poi trascinato, la stanchezza cominciava a farsi sentire, fino al porto; ho visto come si fanno i posti di blocco in Spagna (mitici) ed infine sono arrivato nella zona portuale dove ci sono i bellissimi depositi in stile modernista. Il mio obiettivo era arrivare ad un edificio conosciuto come Veles y Vents, anche questo molto bello anche se non valeva la scarpinata… per il ritorno ho preso l’autobus.

Non ho ancora parlato del fantastico Palazzo del Marques de dos Aguas (el Turia y el Jùcar), sede del museo della ceramica (che non ho visitato): l’esterno è meraviglioso, bellissimo, splendido, incantevole. Mi convinco sempre più che la caratteristica che più mi affratella agli spagnoli sia la totale mancanza di sobrietà, tutto, da loro, è eccessivo, sovraccarico, monumentale ed in questa esplosione di forme, di ori, di colori, mi ci ritrovo perfettamente a mio agio.

La giornata successiva la racconterò nella prossima puntata.

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