Nelle mie peregrinazioni in giro per la regione mi capita, ogni tanto, di fare conoscenze impreviste, proprio come stamattina.
Seduto nel mio posto singolo che dopo un po’ mette a dura prova la sciatica, me ne stavo leggendo con attenzione il voluminoso volume “La cristianità in frantumi” di Mark Greengrass, dedicato a quel periodo in cui è nato il barocco, stile a me particolarmente gradito; accanto avevo un altro volume, in confronto al precedente lo definirei anoressico, un libretto piccolo ma assai interessante “L’ora di lezione” di Massimo Recalcati.
Non conoscevo, se non di fama, Massimo Recalcati, uno psicoanalista di formazione lacaniana, divenuto famoso per il complesso di Telemaco (almeno credo); avevo visto questo volumetto presso un conoscente ed ho deciso di chiederlo in prestito.
Lettura decisamente piacevole e molto interessante; come sempre non tutto è condivisibile ma ho trovato importante quanto Recalcati sostiene.
Un’ora di lezione può cambiare la vita, sostiene l’autore ed è affermazione assolutamente condivisibile.
Un sapere che tende anonimamente alla ripetizione annullando la sorpresa, l’imprevisto, il non ancora sentito e il non ancora conosciuto, rende impossibile l’evento della parola.
Tre sono le possibili forme di scuola individuate da Recalcati: la scuola Edipo, quella pre sessantotto, la scuola Narciso, parliamo dell’attualità, ed una possibile scuola Telemaco che potrà avvenire in futuro.
Il primo modello rappresenta la scuola autoritaria, rigida educatrice all’omologazione, il sapere trasmesso esprime una fedeltà cieca nei confronti dell’autorità del passato.
Edipo può diventare re soltanto uccidendo il padre, ostacolo al raggiungimento della donna, della soddisfazione; il docente è la continuazione della figura del padre, tutto orientato allo status quo: esempio calzante è il famigerato libro Cuore di Edmondo De Amicis come anche la non meno malefica fiaba di Pinocchio.
Questo modello di scuola è tramontato per cedere il posto alla scuola narciso:
«Nella Scuola-Narciso prevale la specularità: è la ragione per cui, come abbiamo detto, il rapporto tra le generazioni si è rotto dando luogo all’attuale confusione immaginaria tra genitori e figli che finisce per isolare il corpo docente, vissuto come corpo estraneo, come corpo nemico soprattutto quando genera frustrazione nei figli-Narcisi.»
I danni di questa scuola sono sotto gli occhi di tutti.
La scuola di Telemaco è la pars construens, ma qui mi fermo perché è n questo che emergono le difficoltà che non intendo affrontare, per il momento.
Avevo posizionato il libro in bella vista in attesa di sistemarlo meglio e non rovinarlo sotto il peso della cristianità in frantumi, un altro libro che sto decisamente apprezzando.
Ormai quasi a fine viaggio, si accomoda sulla poltrona dall’altra parte del corridoio un signore non più giovanissimo che, vedendo il libro di Recalcati mi dice di apprezzarlo, poi chiede cos’altro sto leggendo ed inizia a chiacchierare di Recalcati, Galimberti e Severino.
Racconta di essere docente del conservatorio di Pesaro, presso il quale si sta recando per gli esami.
Il tempo è poco ma le sue parole sono stimolanti e decido di fornirgli un paio di indicazioni: la lettura del libro di Ermanno Bencivenga di cui ho parlato tempo fa e soprattutto lo invito a fare qualche ricerca in internet su Giacomo Contri; in poche parole gli accenno di chi questi sia e di cosa si occupi.
Il professore si mostra interessato tanto da prendere carta e penna e appuntarsi le mie indicazioni.
Chissà cosa ne verrà, se ne verrà qualcosa, ma è stato un bell’incontro, con una persona che si è manifestata aperta e disponibile ad una proposta, come non mi succede frequentemente.
Nella banale statistica registro piuttosto indifferenza, mascherata da affermazioni lusinghiere (interessante, geniale e via banalizzando …); che questo professore se ne faccia qualcosa è affar suo; sarà il futuro anteriore a dire qualcosa in merito.
Sabato scorso Maria Delia Contri, al simposio, ha elogiato questo tempo del verbo che, in effetti, è degno di particolare attenzione perché è soltanto nel futuro anteriore che si possono rilevare i frutti.
Parma, 11 giugno 2018 festa di san Barnaba apostolo