Ultimo giorno a Modena

Dopo rinvii e patimenti, finalmente è arrivato il giorno: l’ultimo giorno di lavoro a Modena, almeno per quest’anno.

Temevo non si riuscisse più a concretizzare, tanto che i colleghi mi chiedevano scherzosamente (?) la restituzione dei regali che mi avevano fatto a fine anno.

La mattinata è scivolata velocemente, con anche un permesso per la dichiarazione dei redditi, e si è conclusa nel migliore dei modi, a pranzo col mio commissario preferito, Andrea Piselli.

Ieri ho pranzato con Cristian, oggi assente, ed oggi con Andrea, meglio non avrei potuto concludere; questi pranzi, sebbene frugali e veloci, sono una delle cose che ricorderò con maggior piacere dei tre anni modenesi.

Sono state piccole occasioni per scambiare idee a ruota libera, giudizi, valutazioni, sul lavoro, sulla politica, senza trascurare la filosofia, l’attualità, la psicoanalisi, insomma quel che ci passava per la testa.

Come mi è già acccaduto, è lacerante lasciare persone con cui ho condiviso tanto.

Stanotte ho anche fatto un sogno:

«Mi trovo a lavorare a Sorbolo o Colorno, non è chiaro;  è il primo giorno di lavoro e sono al lavoro con la Dadà.

Ci troviamo in ufficio, ci sono due donne che ci accolgono; una è addetta, tra l’altro, alla centrale operativa; non so di cosa si parli ma viene fuori che non ci sono pattuglie in servizio.

Si parla di territorio, che io non conosco, poi usciamo, le dico che usciamo per vedere il paese e mi trovo all’improvviso la Dadà che ha in braccio un coniglio bianco d’angora: lei mi dice: “l’ho trovato un paio di giorni fa (ma non ricordo dove), lo vuoi tenere?” io rifiuto perché le spiego che ho il cane vicino a casa e non posso tenerlo; lei fa: “io l’ho trovato a …. ed è un animale molto dolce e fa molta compagnia” o qualcosa del genere (ed è davvero simpatico come animale).

Lei si assenta per andare a cambiarsi, quindi la ritrovo dopo un po’, mentre si sta truccando, in strada, vicino ad un’auto con portiera aperta: è più scura in viso (mentre prima era bianca come una mozzarella), come se si stesse trasformando in una bella donna, curata e truccata e mi colpisce molto questa trasformazione. Facciamo un minimo di percorso ed io mi trovo davanti ad una costruzione che potrebbe essere una chiesa e che ha un’insegna di legno che non riesco ad interpretare per cui potrebbe anche essere un negozio ed in effetti guardando dentro vedo dei tavoli con sopra delle uova colorate, ma non è chiaro; nello stesso tempo sento dei canti, della musica da chiesa.

Mi si avvicina un tipo, un po’ malridotto che mi chiede: posso andare a pisciare in chiesa? io rispondo no assolutamente; lui ribatte che deve andare a pisciare in chiesa, io ribadisco che non si può, la legge lo vieta e potrei fargli pure un verbale, invitandolo ad andare via, poi gli chiedo: “ma non ci sono i bagni pubblici?” lui risponde che ci sono ma si fanno pagare 50 centesimi.

Io ribatto che sono 50 centesimi (cioè una cifra irrisoria), ma lui dice di non averli, al che io gli dico che potrebbe sempre chiederli, magari chiedere l’elemosina lì e farsi pagare il bagno ma lui non è convinto; lo mando comunque via.

Devo parlare con la centrale ma forse non ho la radio e penso che devo chiamare col mio telefono e spendere i miei soldi, dopo di che ho la radio e quando riesco a parlare con la centrale questa mi dice di aspettare un attimo perché deve fare anche… e io capisco che è qualcosa che non ha a che fare con il nostro ufficio; le chiedo se abbiamo un regolamento che vieta di fare queste cose (riferendomi all’andare in chiesa a pisciare) e lei mi risponde: “no, non ce l’abbiamo, c’era il decreto, qualche normativa … ma noi non abbiamo dato esecuzione (ma non è chiaro)” allora penso di avere compiuto qualcosa di irregolare.

Mi rimetto a camminare con la Dadà e mi trovo su una strada che sbocca perpendicolarmente su un’altra strada; sulla sinistra, in discesa, c’è una piazza che potrebbe essere quella del mercato, (ma non ne sono certo), il risultato è che giriamo per alcune piazze, poi c’è un tentativo di parlare con l’alfa21 (veicolo di servizio) ma senza esito, ci sono problemi di comunicazione, comunque scopro che c’è un’altra pattuglia in servizio.

La Dadà mi dice: “adesso per me sarebbe l’ora di smontare” al che le chiedo “come l’ora di smontare, a quest’ora?” lei risponde “si perché io sono venuta a lavorare stamattina”, io “stamattina? e poi fai anche il pomeriggio?” e lei “ma sì perché stamattina era chiuso, non c’era nessuno”, al che io ribadisco che appunto per quello… ma il dialogo è poco chiaro comunque la mia obiezione è che non essendoci nessuno lei non ha timbrato, non ha lavorato, quindi deve fare il turno completo al pomeriggio.

Mentre le dico questo vediamo una pattuglia composta da due uomini e una donna, che sono su una stradina poco sopra di noi, come se fossimo in salita; ci avviciniamo e ci presentiamo, prima ci stringiamo la mano poi li bacio partendo dalla donna, mentre col terzo gli dico “baciamoci” o “bacio anche te” come se ci conoscessimo già.

Gli spiego che siamo andati un po’ in giro  a vedere alcune cose e forse il terzo mi dice “ah si vi ho visti nella piazza del mercato” o qualcosa che aveva a che fare con la piazza del mercato.»

 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.