Sono trascorsi secoli ormai dall’ultima volta che ho mangiato il cosiddetto tosòn, tanto che era n ricordo mitico, avvolto nelle nebbie della confusione che me lo faceva immaginare come una sorta di gomma da masticare parmigiana (e assai meglio di questa ovviamente).
Ebbene oggi mia zia ci ha portato un’abbondante porzione di tosòn e di questo le debbo, come sempre, gratitudine.
Degno coronamento di una giornata iniziata non benissimo: stamane, mentre trasportavo la prima parte delle mie piante grasse che coltivavo religiosamente sui davanzali di casa a Modena, per affidarle alle amorevoli cure di una fantastica collega, ho rischiato di andare a sbattere contro una macchina che mi ha tagliato la strada, chiudendomi il passaggio e costringendomi ad una brusca frenata sul lato destro della strada.
Mi sono fermato a pochi centimetri, l’uomo che guidava l’auto mi ha fatto un cenno di scuse, le piantine si sono rovesciate sulla borsa e tutto si è risolto con un po’ di terra in auto ed alcune piantine che si sono separate dai polloni (chissà se si chiamano così) che avevano germogliato a fianco.
Tutto è bene quel che finisce bene.
Alcuni colleghi mi hanno avvicinato, in questi giorni, per significarmi la loro vicinanza e dimostrarmi il dispiacere che proverebbero all’idea di un mio allontanamento: sono stati davvero gentili e li ringrazio (tra l’altro di questi fanno parte i miei ex colleghi di quando iniziai a lavorare in quartiere e che mi hanno confessato di non avermi apprezzato all’inizio), sebbene abbia confermato, per quanto possibile, la mia ferma intenzione di avvicinarmi a Parma.
Grazie davvero per la cortesia.
Chissà quanti, che non sono di Parma, sanno cos’è il tosòn, sebbene si possa benissimo vivere ignorandolo.