terremoto e guerra

Ancora stanotte erano, le 23.46 se non ricordo male, ed ancora stamattina verso le 08.35 circa, la terra continua a sballonzolare inquieta.

La citazione shakespeariana è scontata ma questo clima: il terremoto, l’attentato a Brindisi, la crisi economica, le elezioni, mi ricordano i segni legati alla crisi di regalità cioè sovranità.

Un mondo sembra crollare senza che si veda chiaro all’orizzonte ciò che di nuovo potrebbe venire.

Resta l’unico lavoro che valga la pena: la coltivazione del proprio giardino.

Mi domando se sia possibile percorrere una via diversa da quella solitamente individuata dall’uomo per uscire da questo genere di crisi, ovvero la guerra; normalmente la guerra distrugge, diminuisce la popolazione ed abbassa il livello dei diritti acquisiti, tutti ottimi elementi per far ripartire l’economia.

Soluzione compromissoria non esente da guadagni secondari e probabilmente proprio a motivo di ciò così spesso ripetuta: si individua un nemico all’esterno, si rafforzano vincoli di solidarietà interni, il tutto unito da varie teorie sociali, razziali, economiche, religiose, questi mi sembrano gli elementi che hanno sempre garantito un così gran successo alla soluzione bellica o bellicosa.

Ci ha provato Gesù ad offrire una soluzione alternativa ma con successo che è sotto gli occhi di tutti: rimane da ripensare la sua offerta.

Ieri mi ha telefonato un ex collega e caro amico cui hanno diagnosticato una cosa il cui nome è orribile a pronunciarsi: è ancora in attesa di un referto e mi auguro di tutto cuore che sia positivo.

Mi ha fatto un enorme piacere sentirlo, molto più di quanto non sia riuscito a manifestargli, e lo considero un uomo tra i migliori che ho conosciuto a Rimini in tanti anni; non ne faccio il nome per discrezione ma la serietà, l’equilibrio, la correttezza, l’industriosità che lo caratterizzano sono elementi che lo faranno immediatamente identificare da chi ha la fortuna di vivergli accanto.

Uscimmo a cena, una sera, prima della mia dipartita e fu una serata gradevolissima: so che non serve più di tanto ma gli sono accanto per quanto è possibile.

Anche in questo caso serve una soluzione alla difficoltà che l’uomo incontra nel pensare la propria fine.

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