Mi trovo non saprei dire dove; chiamo al telefono una collega, che invito a raggiungermi non ricordo però per quale motivo.
Ad un certo punto lei arriva, scendo all’ingresso ad accoglierla, è Manuela A., una deliziosa collega.
Credo che mi dica di essere venuta nonostante fosse in servizio, di essersi presa una pausa, mentre la faccio accomodare qualcuno, credo il mio capo, Fabio, mi informa che si sta avvicinando un cliente.
Manuela, forse spaventata, non vuole vuole farsi vedere: la accompagno di sopra (cioè saliamo alcuni gradini) dove c’è un immenso salone, con agitazione, frettolosamente, la accompagno verso il fondo e le indico una porta dicendole qualcosa del tipo: “da lì ci sono varie uscite, non ti troverà mai”.
Ora sono alla reception dove questo cliente sta facendo storie, forse non ha la carta di identità o non funziona la carta di credito (episodio successo nel pomeriggio con un antipatico giovane cliente, non italiano, in un negozio vicino a casa).
Io sono dietro il bancone, sul lato opposto c’è Fabio che si avvicina al cliente e gli porge la mano come se volesse stringerla in un gesto di saluto.
In realtà è una morsa d’acciaio; con l’altra mano prende la relativa mano libera dell’uomo che rimane così bloccato (le mani creano una strana figura di quadrilatero), si intuisce la forza irresistibile di Fabio.
Il cliente sembra poi uscire dal locale, ma non è chiaro se per andarsene o soltanto per tornare più tardi.
Parma nella notte tra 13 e 14 maggio 2020