Sogno danaroso

Stanotte ho sognato, era tanto che non ricordavo un sogno, alcuni colleghi.

Ma partiamo dall’inizio:

sto camminando per una via che non conosco e mi trovo a fianco di una chiesa, maestosa, che non saprei definire; mi stavo dirigendo verso il comando o il municipio o non so dove, per chiedere di parlare con qualcuno, forse per la mia mobilità.

Mi trovo, poi, in un ufficio, parlando con un collega di Parma, tal Fabio B., che ha tra le mani un mucchio di banconote; credo di avergli detto che mi sarei allontanato, qualcosa non lo ricordo ma successivamente gli dico che non ho sicuramente asportato nulla, affermando di non essere come un tal Luciano X., mio pessimo ex collega di cui non dirò dove lavorava.

A tale scopo, cioè a dimostrazione della mia onestà, svuoto e rivolto tutte le tasche, mentre Fabio conta le banconote, in realtà per i fatti suoi, non per verificare se vi siano mancanze.

Gli do aiuto ma mi ritrovo in difficoltà a contare dei mazzetti molto consistenti di quelle che non sono in realtà banconote ma non saprei definirei cosa tenga in mano, forse delle contromarche, un qualcosa di simile ai biglietti del cinema di una volta ma di cartoncino morbido.

Tento di contarli come fanno i bancari, e come avevo imparato a fare quando lavoravo alla Coin, ma senza riuscirci.

Sono tanti mazzetti, di colori diversi.

Questo è il sogno del quale mi vine da precisare che, nonostante la situazione imbarazzante, non recava traccia d’angoscia.

Curioso, come ogni sogno, perchè unisce due colleghi molto diversi e temporalmente, oltre che geograficamente, distanti; in particolare il mio omonimo è stato una delle mie bestie nere quando inizia a lavorare in Romagna.

Essendo già rigido di mio ed avendo trovato un ambiente riminese ben strutturato, trovavo inconcepibili i comportamenti d quel brutto ceffo, persona scorretta e disonesta.

Vedremo come ne trarrò frutto.

Parma, 10 febbraio 2018 memoria di santa Scolastica

 

 

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