Mi trovo a Rimini, qualcuno mi segnala che in una certa zona del lungomare, a sud, affitteranno molti più appartamenti (a seguito di lavori di miglioramento della zona?), lo dice con preoccupazione.
Io chiedo: “prostituzione?” Ma questa persona mi risponde: “peggio, uomini!”
Con una certa noncuranza ribatto che non è un problema, che possano godere anche loro.
Cambia la scena: ho difficoltà a trovare un parcheggio almeno fino a quando ne trovo uno dietro ad una piccola costruzione di servizio (mi sfugge dove possa essere questo posto).
Torno alla macchina e vedo che ci sono donne in bicicletta, in uscita dalla spiaggia, che invece di aggirarla, gli passano sopra (all’auto); quando arrivo io ce n’è giusto una che si ferma un attimo, forse per chiedere il permesso.
Le rivolgo una frase sprezzante del tipo: “certo che è autorizzata a salire, se è così cafona da farlo, perché si tratta di vera cafonaggine”.
Continuo su questo tono, la donna passa comunque, quella dopo non è chiaro, una terza, che conduce la bici a mano e la aggira, così mi si rivolge: “posso farle una domanda?” A mia risposta positiva chiede: “ma lei lo pensa per una persona specifica o per chiunque lo faccia?” La mia risposta è diretta e chiara: “è il gesto, il comportamento, che è da cafoni, chiunque lo compia”.
La donna è soddisfatta della risposta.
Altro scenario: ad una festa organizzata dal mio sindacato.
Ci sono varie persone che si avvicinano a uno, credo sia Claudio F. di Ravenna, che gli vidima dei voucher avvicinandoli agli anfibi.
Lì accanto si svolge la festa di compleanno (80) di Berlusconi; gli porto una bottiglia di vino che, durante il tragitto, ho aperto, per cui non potrà fare il botto ma, penso, se vorrà, potrà agitarla e svitare il tappo, che è metallico.
Mentre mi allontano qualcuno dei commensali, o forse lo stesso Berlusconi, mi dice qualcosa che non ricordo, cui rispondo dicendo: “eh magari, ad arrivarci (alla sua età).
La festa si avvia alla conclusione, io cerco di uscire con la macchina ma uno ha parcheggiato dietro e mi chiude, provo a passare ma mi blocco accanto alle due auto; quando riparto sento graffiare il lato sinistro e mi preoccupo; rimetto a posto l’auto sperando che l’altro se ne vada senza accorgersene.
A pranzo, ci sono stoviglie molto eleganti, con decorazioni in oro, sul fondo dei piatti c’è lo stemma, molto elaborato, del vescovo di Reggio Emilia, tal Andrea (?).
Chiamo Claudio o Federico C. (ma potrebbe anche essere un collega del bolognese, con la faccia simpatica ma molto molto riservato, con cui ho fatto un viaggio in autobus a Roma) per farglielo vedere ma tutti gli oggetti che mi capitano in mano hanno dei decori, senza il nome.
C’è una donna seduta, che sta ancora mangiando, con la fondina (il piatto fondo) davanti e non so se io o lei, comunque qualcuno dice: “ci vuole proprio questo per vederlo”, credo che lei avvicini a noi il piatto per mostrare il fondo, ma così facendo interrompe il suo pranzo.
C’è ora da smontare tutto e qualcuno, che io non vedo, dice: : “bisogna chiamare quello laureato”, la frase è polemica ed è rivolta a me, peraltro non è la prima.
Qualcuno mi accompagna da lui, siamo in piazza Ghiaia, perché la smetta; arrivato da questo tipo che non conosco, comincio a spiegare che da giovane c’erano pochi soldi in casa perché c’era mia mamma da sola con due figli ed io mi sono messo a lavorare.
Qualcuno mi dice che non serve che io parli di quello (per pudore) ma io, invece, non me ne vergogno e continuo.
Ora ci stiamo allontanando da non so dove, c’è una serie di casette da una delle quali si vedono vari bambini piccoli.
Ho anche un’idea poco chiara del problema di tenere pulita una stanza, l’idea di una casa trascurata nelle pulizie.
Parma, notte tra 4 e 5 giugno 2020