Un curioso sogno di stanotte:
Mi trovo ad un concorso, in un luogo affollato, non conosco nessuno salvo due persone, un uomo ed una donna, che potrebbero essere Mauro M., collega di Modena e Serena G., di Parma; il concorso servirebbe a me per diventare “civile”, cosa diversa per loro che pare siano disoccupati.
Parliamo un po’ (ma non ricordo gli argomenti), c’è confusione.
Ad un certo punto si sparge la voce che si può entrare quindi la gente si sposta in un’altra sala dove sono allestiti dei tavoli ovali sui quali sono disposti dei fascicoletti, quindi posti già individuati e abbastanza vicini da farmi pensare che sia agevole copiare.
Mentre ci accomodiamo scambio alcune battute con la donna che mi chiede dove io lavori, saputo che Parma è la città, così commenta: “ma Parma è una città morta”, affermazione sulla quale convengo.
Probabilmente si parla poi di questo lavoro (quello a concorso) che parrebbe consistere nell’effettuare sopralluoghi sui cantieri e trasmettere alla polizia locale i problemi riscontrati, quindi una sorta di “sbolognamento” dei problemi.
Apro il fascicolo, leggo la prima domanda che è la seguente: “in cosa, contemporaneamente, ha vinto e perso Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore?”; il mio atteggiamento è ambivalente perché ho l’impressione di conoscere la risposta ma, allo stesso modo, di ignorarla, ho forte l’impressione di sapere e non sapere.
Nel mentre vedo anche un bigliettino o un allegato che indica come obbligatorio il colore nero dell’inchiostro delle penne da utilizzare; guardando nell’astuccio sembra che abbia soltanto penne di colore viola e rosa, ma guardando più in profondità, ne scopro anche una nera.
Rifletto anche sulla possibilità di copiare, facendo una ricerca su internet, utilizzando il cellulare, mentre l’uomo è in piedi, nei pressi, ma non ho chiaro cosa stia facendo.
Cambia scena e sto tornando a casa, in bicicletta; mi ferma, all’altezza della “curva” una ragazza, anche lei con l’identico mezzo di trasporto, che mi chiede un’informazione riguardo ad una via o un’azienda che si troverebbe nella prima a destra.
Le spiego che non è possibile e che abito in zona da 55 anni per cui conosco bene la situazione, mi viene poi in mente che la via potrebbe trovarsi nei pressi del ponte (di via Mantova), spiegandole anche che potrebbe percorrere una scorciatoia che la condurrebbe nei pressi ma con la necessità di attraversare una proprietà privata (cosa che a me ha sempre creato degli enormi scrupoli); aggiungo, però, che non sono sicuro che la situazione sia ancora la stessa.
Adesso mi sto dirigendo verso la farmacia, via Toscana è chiusa e ci sono degli automarket che espongono forse delle pelli animali, appese e qui c’è un tizio vestito con borchie ovunque.
Arrivo in farmacia che è preceduta da una ripida rampa, con molti gradini (come la salita al Campidoglio); la farmacia sembra chiusa, ma da lì osservo di sotto, dove c’è confusione di persone; in quel mentre passa il dottore (il farmacista) che si trova alcuni gradini più in basso, lo prendo per le spalle, lo “strofino” con un moto di grande affetto e forse lo saluto con un “caro dottore”.
Il farmacista si allontana e questo assembramento sembra dipendere da un evento, un concerto; si sta rappresentando qualcosa di Verdi, un brano di Verdi che, però, viene eseguito in modo molto ritmato, cosa che a me non piace, tanto che obietto qualcosa, è una frase in dialetto romagnolo che non riesco a ricordare ma, davanti a me, c’è una signora che la pronuncia ed io le dico: “abbiamo pensato proprio la stessa cosa”, dopo di che mi giro per risalire la scalinata.
Adesso c’è un dottore giovane che apre la farmacia e mi fa entrare, qui c’è una giovane farmacista che osserva la ricetta e mi dice: “la tamsulosina da adesso sarà da pagare”, io rimango perplesso perché penso che sia un farmaco che dovrò assumere per tutta la vita.
Osservo la ricetta e vi vedo scritto un “3X2” e lei mi dice: “adesso è lui, il dottore, che si mette a fare gli sconti”.
Parma, nella notte tra 19 e 20 maggio 2020