In questi giorni che vedono il mondo politico con le convulsioni, con istanze forcaiole e proteste di piazza che vogliono cambiare tutto mi è tornata in mente la Bibbia ed in particolare due episodi: il diluvio universale e la distruzione di Sodoma e Gomorra.
Le cose sono andate tanto male da indurre il Signore a distruggere quasi interamente l’umanità; i pochissimi sopravvissuti hanno ripopolato il mondo, ma come?
La distruzione di Sodoma e Gomorra, la cancellazione dei peccatori incalliti delle due città cosa ha comportato?
Ma anche la conquista della terra promessa, dopo ben 40 anni di peregrinazione (e nessun superstite dell’esodo riuscirà ad entrarci) quale risultato?
Non vi è buona soluzione nelle istanze “rivoluzionarie”, la palingenesi non comporta novità.
La venuta di Gesù Cristo, uomo con un pensiero non contraddittorio e laico e con un ottimo rapporto con un Padre che gli è favorevole in ogni sua iniziativa, ha offerto possibilità prima impensabili per uscire dallo scacco dei paradossi del pensiero greco.
Inutile rammentare com’è finita: Gesù è finito in croce ed i suoi “fedeli” sono diventati … assai religiosi.
Ripensando a Zenone col suo paradosso di Achille e la Tartaruga mi viene da considerare quante Tartarughe ci sono nella politica attuale: giovani, donne, onestà, diritti vari, organizzazione.
Il Potere è sconquassato, irriso, sbeffeggiato da ogni parte, apparentemente barcollante.
Resta la questione: nell’eventuale vuoto di Potere quali soluzioni possibili? La massa non ne ha, solitamente, di interessanti: dal vitello d’oro a Barabba, si cerca un Leader, un Feticcio, un Ideale, una Tartaruga che sia la causa del moto del pensiero in crisi.
Causa del moto ed in contemporanea inibizione perché il duro padrone non concede altro che ore d’aria, come ai carcerati.
La Tartaruga è appunto un Ideale, un Oggetto, astratto, perché non c’è essere umano normale che non supererebbe, senza problemi, qualunque tartaruga, tanto che, anzi, verrebbe chiamato sempliciotto colui che volesse cimentarsi in tale sfida (ed anche l’idea di sfida è un assurdità: quale guadagno dalla sfida, dall’idea di gara contro qualcuno? l’eroe si cimenta nelle sfide, non il figlio).
Contestare il Potere, dunque, non serve a nulla, salvo finire nella condizione di fissati e perciò stesso consolidarlo nel suo assoluto dominio (debbo al dottor Giacomo Contri l’idea per cui la contemplazione, anche critica, dell’Oggetto induce (e riduce) in fissazione).
I dissidi politici tra la Sinistra ed il Berlusca, fino a pochi giorni fa incapaci di trovare un accordo, non sono stati altro che la demonizzazione dell’altro come nemico, immondo, con cui non è possibile con-lavorare (collaborare) ed al quale si rimane fissati: Berlusca è diventato l’Idolo da cui è stato, per anni, impossibile prescindere, la causa del moto del pensiero politico dei suoi avversari (e ci ha clamorosamente campato, vedasi ultima campagna elettorale).
La caduta dell’uno rischia di trascinare l’altro nel medesimo baratro perché nessuno dei contendenti può vivere senza il suo avversario.
Rimane il problema di quale soluzione.
La Tartaruga è vincibile?
Certo che lo è, magari smettendo di rincorrerla.
Apprezzo anche il tentativo di formare un governo, di mediazione, dove non ci siano nemici.