Tornare in Valtellina è sempre una grande emozione, sia in positivo che in negativo.
Avevo deciso che non avrei perso per nessun motivo la cresima del Giacomo e così è stato nonostante i due giorni precedenti la partenza avessi febbre e raffreddore.
L’accoglienza è stata di quelle degne di un re: trattato, coccolato, vezzeggiato come un pascià.
I pargoli, uno è ormai alto quasi come me, sono sempre molto carini, la suocera acquisita è cordialissima e la mia adorata Marta è… sempre lei, sebbene passino gli anni il tempo non sembra scalfirla.
Debbo ammettere che il mio figlioccio mi snobba vergognosamente e nemmeno risponde ai miei rimbrotti ma, vista l’età, glielo posso concedere: in fondo io sono un vecchio barbogio, sebbene possa vantare i legittimi diritti del padrino.
Domenica il tempo non è come vorrei ma, in fondo, nemmeno inclemente e la cerimonia procede bene: un’ora e mezza di messa rischia di schiantarmi un po’ visto che la predica non sfugge alla regola aurea del sacerdote: troppo lunga noiosa, con le solite banalità.
Capo dei chierichetti è un caro amico di Giacomo, che avrò modo di conoscere a fine cerimonia e che sarà mio commensale al pranzo: il Palla.
Pranzo gustoso in compagnia del babbo di Marta, del Giacomo e del Palla. Tutto procede bene, con un imprevisto piacevolissimo: trovo un po’ di ciliegie su un tavolo ed inauguro così la stagione di questo frutto da me adorato.
La sera salto cena, il mattino dopo vengo caricato di doni, quindi un salto in centro a Sondrio, con visita del palazzo della provincia che è davvero molto bello (e come sempre in Italia, poco valorizzato) e dove conosco una simpatica collega di Marta, quindi il ritorno, lunghissimo, in treno.
Unico piccolo rimpianto il non essere riuscito a passare a salutare don Enzo, direttore dei salesiani, ma ci sarà occasione in futuro.
Sono stato molto colpito da due persone: il Palla ed uno dei commensali di cui non farò il nome per discrezione.
Vengo al Palla: un ragazzino vivace, simpatico, studioso, sveglio; appassionato di storia, ha scritto un romanzo, sta preparando un film e scrivendo una seconda opera.
Sembra preferire la compagnia degli adulti, anche se è ottimo amico del Giacomo: ci siamo trovati subito in sintonia. Gli auguro un radioso futuro.
Il secondo, invece, è un adulto, uno dei protagonisti della giornata per gli scherzi, le battute, i racconti, spesso pesanti e sopra le righe.
Con me è persona sempre gentile e generosa, ma spesso anche molesta, perché non capisce quando è opportuno fermarsi o quando un certo scherzo non è apprezzato.
Anche domenica mi ha confermato in ciò che da tempo avevo intuito: anche nella generosità, nell’apparente signorilità dei modi (per quanto alternata da volgarità reiterate) si cela il narcisismo.
Narciso parassita qualunque espressione della vita, deformandola e rendendola una pietosa pagliacciata: non c’è bellezza (anche se potrebbe nascondersi pure in quella) né rapporto con l’altro, tutto nasce e circola attorno a lui.
Mi venivano in mente i criteri che Giacomo Contri utilizza per chiarire termini abusati e quanto mai equivoci come amore ed amicizia; cito da “AGLI AMICI DEL PENSIERO (“di natura”) con Freud amico del pensiero” : «L’amore è l’amicizia del pensiero. … Il genitivo “del” ha doppio valore grammaticale: soggettivo, ossia l’amore è l’amicizia che il pensiero ha (per il corpo, il moto del corpo), e oggettivo, ossia è amicizia per un tale pensiero. Il pensiero è la mediazione indispensabile all’amore: l’amore immediato, a-tu-per-tu, odia, è la haĭne-amoration lacaniana, l’innamoramento. … Che cosa significa amicizia per il pensiero?
È facile, amichevolmente obbligante senza militanza né dogma. Queste due distinzioni attraversano millenni.
Significa:
a. un amico ha cura, coltivazione, di ciò di cui è amico, come del giardino (dell’Eden o di Voltaire),
b. un amico non è indifferente a ciò di cui è amico,
c. un amico non è ostile a ciò di cui è amico.
Circa l’indifferenza: la praticano inapparentemente l’oblatività (ossessiva-“amorosa”) e la dichiarazione di “interesse” senza cura. “Interessante!” può essere un’ingiuria.
Circa l’ostilità: potrebbe non essere un segno tanto cattivo, a paragone della formazione reattiva che ne è il camuffamento anche più efficacemente odioso.»
Usando questi criteri si può ben dire che Narciso non ama (e questo già il mito lo metteva in chiaro) né è amico.
La persona di cui parlo, lo dico con grande dispiacere, indulge pesantemente verso le soluzioni che Narciso propone, ed è questo l’aspetto che molto mi frena dal tornare con maggior frequenza tra i monti di Valtellina.
La notte tra domenica 11 e lunedì 12 mi è capitato qualcosa che da tempo non mi accadeva, durante un sogno che non ricordo mi sono trovato in una vasca al cui interno roba nera che vibrava pareva lasciarmici scivolare dentro… l’angoscia era tale che cominciavo ad articolare a fatica la parola “mamma” presso la quale cercavo disperatamente soccorso, in attesa di svegliarmi; è stato il mio compagno di camera a provvedere all’incombenza e a svegliarmi.