Sassuolo

Vista la clemenza del tempo, dopo avere preparato un’ottima macedonia (forse sbagliando leggermente le proporzioni: due mele piccoline, tre banane medie e 1,5 Kg di fragole), decido di andare a Sassuolo a visitare il Palazzo Ducale di cui avevo sentito parlare quando andai a visitare la Galleria Nazionale.

Il costo del biglietto è di 4 euro (e li vale) e l’apertura è, con orario spezzato che varia a seconda del mese per cui è bene informarsi visitando il sito del Comune di Sassuolo.

Arrivo velocemente in un ampio parcheggio e mi avvio a piedi, sotto un caldo sole primaverile, verso la meta.

Prima di arrivare sulla piazza trovo, sulla destra, un bel murale che immortalo subito per scaldare il mio animus fotografico, poi ecco il palazzo: bello, gradevolissimo se si considera che siamo in un paese emiliano conosciuto, almeno credo, giusto per le ceramiche.

All’ingresso trovo un’addetta, molto gentile, che mi avvia alla biglietteria dove un’altra signoa mi accoglie con estrema cortesia e competenza; mi offre un depliant spiegandomi comunque che ogni sala ha le debite spiegazioni presenti in loco; anche a fine visita mi saluterà invitandomi a tornare ed informandomi anche che è possibile prenotare visite negli orari di chiusura, il tutto con molta semplicità e cortesia: la ringrazio perchè ha saputo proporre una seconda visita con un garbo invogliante.

Inizio dunque il percorso e rimango stupito per la bellezza del luogo, ben curato, con profluvio di stucchi e ori e affreschi; in particolare il salone delle guardie è molto bello anche se “rovinato” da un modello di una vettura da record che proprio non si capisce cosa ci faccia in quel posto.

Tutto è basato sulle finte architetture e su giochi prospettici ingannevoli, tutto è artefatto: al primo impatto mi viene da rimpiangere il marmo che qui è scarso perchè tutto è di stucco e tuttavia mi è venuto poi da pensare che la famiglia d’Este ha saputo crearsi una piccola corte di estrema piacevolezza costellando così, assieme a tante altre famiglie dell’epoca, molti paesi italiani di bellezze inaspettate.

Volevano vivere bene e non si accontentavano di soluzioni misere: anche una corte secondaria come quella che penso fosse Sassuolo, è un buon esempio di un ottimo pensiero.

Il palazzo risale alla metà del Seicento, esempio di barocco (non è vero niente è la sintesi del barocco, mi ha insegnato il Dottor Giacomo Contri) dell’Italia settentrionale, ed è possibile visitare gli appartamenti Ducali cui si accede dal salone d’onore; buona parte degli affreschi è del pittore francese Jean Boulanger e di vari altri che si sono dedicati a creare queste false architetture che sono veramente il motivo costante e dominante dei saloni; molto bella anche se non accessibile, la peschiera che si può vedere uscendo sul balcone.

Sfortunatamente ma comprensibilmente, è vietato fotografare così che devo trattenermi fino alla balconata da cui traggo un qualche scatto per poi dirigermi all’uscita con una certa soddisfazione.

Visito poi la piazza principale che trovo tutta addobbata a festa coi tricolori ovunque; piazza chiassosa perchè c’è un bel numero di persone, e per una volta tanto non solo extracomunitari, che la affolla, proprio come nei paesi di una volta: sono le voci di chi chiacchiera, scherza con gli amici, porta i bambini a fare una passeggiata o in bicicletta; stranamente la cosa non mi dispiace ed è la prima volta che mi capita in un paese, in un luogo piccolo e che normalmente mi suggerisce pensieri angosciosi.

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