Anche quest’anno è arrivato il santo Natale, una delle più importanti solennità della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana (e non solo), momento in cui si festeggia un compleanno in absentia ed i regali vanno a tutti meno che al festeggiato.
Non mi sottraggo, dunque, al rito degli auguri, d’altronde è risaputo il mio essere un incallito tradizionalista, per i quali ho preso spunto da una lettura di qualche settimana fa, come leggerete se avrete pazienza e tenacia di proseguire nell’impresa di leggere le righe che seguono.
Come è mia consuetudine, gli auguri sono destinati agli amici, che sono prossimo, il mio prossimo, ma sono aperti anche ai miei simili, sperando che possano divenire prossimo; di prossimo, vicini (e sagome) tratta Giacomo Contri in questo straordinario post (https://www.giacomocontri.it/2018/10/prossimo-simile-sagoma/).
Ecco, dunque, quel che ho pensato per il mio prossimo che geograficamente vive in zone della penisola che vanno dalla Puglia alla Lombardia, per citarne gli estremi confini: ciascuno di loro si senta destinatario particolare.
La liturgia dell’ultima domenica del tempo ordinario, quella in cui si festeggia la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo re dell’universo propone un brano del Vangelo di Giovanni molto interessante
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Non ci avevo mai prestato attenzione prima ma oggi mi è sembrato di cogliervi un aspetto nuovo.
Questo dialogo, ne ha parlato in un libro molto bello, Aldo Schiavone, di cui ho già parlato in altre occasioni, è l’incontro tra due diritti, quelli che Giacomo Contri ha individuato nel primo diritto e secondo diritto.
Partiamo dal secondo: esso si identifica col diritto statale, il diritto positivo di cui fonte è lo stato o comunque la pubblica autorità, quello che normalmente identifichiamo con la legge positiva.
Il primo diritto è il regime dell’appuntamento, la facoltà di ogni uomo di porre la propria legge di moto, una legge che è costituzionale, cioè istitutiva di un diritto che è prima premiale che penale e che prevede l’esistenza di un altro col quale creare le fattispecie del diritto (di convenienza o di non convenienza).
È un diritto che precede quello statale, col quale normalmente non entra in conflitto.
Venendo al colloquio evangelico, Pilato chiede a Gesù se sia re: Pilato è un romano, religiosamente probabilmente era molto meno raffinato dei pensatori ebrei coi quali si trovava ad avere a che fare, mentre giuridicamente – parliamo di diritto di Roma – era lui ad essere l’esperto.
Ebbene Pilato rivolge una domanda dagli esiti potenzialmente esplosivi, vediamo le alternative.
Gesù risponde: “no, non lo sono”; in questo caso è probabile che Pilato lo avrebbe assolto dalle accuse di ribellione a Roma, fatto magari fustigare giusto per adottare una soluzione “democristiana”, oggi si direbbe “cerchiobottista”, ed infine riconsegnato ai giudei, che avrebbero potuto condannarlo per “bestemmia”, senza condanna capitale e persistenza del problema; Gesù avrebbe continuato ad essere una spina nel fianco.
Gesù risponde, come ha fatto, cioè: “Tu lo dici: io sono re”; qui sorge un bel dilemma.
Se Gesù è davvero un sovrano diventa conseguente che debba essere messo a morte perché potenziale rivoltoso, cosa di cui i romani non erano per nulla contenti, tanto che la condanna era al contempo atroce ed infamante, la crocefissione (in tempi più recenti qualcuno ha teorizzato “colpirne uno per educarne cento”, peraltro non una novità).
Però Pilato sembra intuire che i conti non tornano, che la sovranità di cui parla Gesù non è quella di cui lui o meglio Cesare ha da temere.
Tanto poco convinto che cerca di salvare il suo prigioniero, che tratta come un interlocutore, non come un nemico.
Possiamo sostenere che Gesù è l’incarnazione del primo diritto?
Credo di sì: già dall’episodio del pesce e del tributo aveva espresso un principio di non ostilità tra (D)io e Cesare
(D)io ha rapporti pacifici con Cesare perché reputa che, seppur con le limitazioni che la vita sociale richiede, esso possa essere utile e propizio, degnandolo della considerazione che merita senza eccessive aspettative (o meglio pretese) poiché è a (D)io che compete l’iniziativa.
Cesare ha le sue richieste, il pagamento dell’imposta ad esempio, ma non è l’orizzonte primo o ultimo dell’azione di (D)io: quando le cose vanno bene sono due istituzioni che collaborano pacificamente, una delle quali ha ricevuto la delega a gestire certi affari che sarebbe troppo impegnativo e dispendioso se (D)io avesse da occuparsene continuativamente.
Questa sovranità individuale è resa in forma paranoide, e curiosamente divertente se non ci si deve avere a che fare, da quei personaggi che, ogni tanto, “stalkerizzano” le pubbliche amministrazioni con certificazioni varie, inviate a quasi tutto il mondo.
Ecco il testo introduttivo del loro sito italiano, di questo “movimento” denominato “Noi è, Io sono”, una costola dell’americana One People:
“A far data dal 28 novembre 2012, in forza dei documenti Eterni, Universali e Internazionali ad opera di “The One People’s Public Trust 1776″ (OPPT1776), inclusi UCC Doc. #2013032035, #2012127914, #2012127810, #2012127854 e #2012127907, in perpetuo, Doc. #2000043135, anche debitamente registrati nel pubblico registro del Washington District of Columbia, Washington USA, archive.org/details/OPPTUCCFILINGS, è nullo, senza valore o comunque annullato ogni e qualsiasi ATTO COSTITUTIVO, ivi compresi quelli del preteso Governo della società di diritto privato REPVBBLICA ITALIANA (ITALY REPUBLIC OF CIK #: 0000052782; SIC: 8888-FOREIGN GOVERNMENTS), et idem sonans, comprensivo di ogni e tutte le sue abbreviazioni, idem sonans o di altre forme giuridiche incluse, ma non limitatamente a tutte quelle forme di diritto anche conosciute come Codice Civile, Penale, di Procedura Civile, di Procedura Penale, Codice Stradale et al., finanziarie e gestionali e in esso comprese e previste; ogni e tutti gli UFFICI APPARTENENTI, comprensivi di ogni e tutti i FUNZIONARI, ivi inclusi i PUBBLICI UFFICIALI, tutte le Forze dell’Ordine, i DIPENDENTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, gli ORDINI ESECUTIVI, i TRATTATI, le COSTITUZIONI, i MEMBRI APPARTENENTI, gli ATTI ed ogni e tutti i contratti e accordi ivi inclusi ORDINI PROFESSIONALI, TITOLI, TITOLI ACCADEMICI, DIVIETI o AUTORIZZAZIONI che dovessero essere intervenuti o intervenire in derivazione di questi”.
La sovranità di cui parla Gesù è ben diversa, credo non sia difficile intuirlo, dopo queste righe che rendono plasticamente alcune riflessioni: la felix culpa dell’essere privo di istinti dell’uomo è essa stessa un’opportunità, non ci sono meccanismi, che può essere utilizzata per il bene o per il male, ma da questa facoltà non è possibile prescindere.
L’uomo è “costretto” a pensare, anche nel più radicale rifiuto di farlo; il suo pensiero è sempre e solo giuridico, come anche i personaggi poco sopra visti certificano.
Essere amici, indifferenti o nemici sono le alternative, ma amici di cosa?
Del pensiero come legge di moto del corpo nell’universo giuridicamente regolato degli altri corpi, coi quali si possono istituire degli appuntamenti, non esistendo altra modalità di rapporto se non quella dell’appuntamento, anche in questo caso per il bene (soprattutto) o per il male.
Gesù luce del mondo, come si festeggia a Natale, è luce del pensiero che inizia finalmente a riconoscere la sua sovranità: resterà ancora una lampada sotto il moggio per secoli fino all’arrivo di un altro amico, ebreo lui pure (e sappiamo il secolare odio per questo popolo), tal Sigmund Freud, che non è rimasto né indifferente né ostile.
Fortunatamente non è stato l’ultimo amico, ma questo è un altro discorso.
Che sia un Santo Natale – di amicizia – per ciascuno!