Sant’Apollinare nuovo è stata l’ultima basilica che ho visitato, mi mancava solo Sant’Apollinare in Classe ma era troppo fuori mano.
Arrivato davanti all’ingresso di questo gioiello, ho scoperto di avere smarrito il biglietto; con grande disappunto vado alla cassa per chiedere se sia possibile acquistare un biglietto solo per questa chiesa ma la risposta che ottengo è sconfortante: non esistono biglietti singoli, quello che costa meno è da 9,50 € e comprende tre chiese, due delle quali avevo già visitato, avendo optato per il biglietto da 11,50 €.
Spiego alla cassiera il io problema e lei, impietosita, mi chiede una prova ovvero la certificazione che ho avuto accesso agli altri siti a pagamento; per essere più precisi mi invita a mostrarle una qualche foto dei siti soggetti a biglietto.
Chiedere a me di mostrare qualche fotografia è quasi un insulto o un suicidio, dipende da chi è il chiedente, visto che qualche foto per il mio vocabolario si traduce in centinaia di foto ed, infatti, le spiego che farò fatica a cercarle visto che devo farne scorrere una quantità indefinita ma comunque ci provo e, dopo poco, eccone a testimoniare la visita al Battistero Neoniano.
La cassiera condivide con me la mania di riprendere tutti i particolari e capisce la mia buone fede per cui mi fa entrare: a lei e alla sua collega addetta al controllo devo la mia gratitudine per la cortesia squisita che mi hanno usato; sono state due piacevolissime interlocutrici e di una cortesia che è raro incontrare.
La storia di questa basilica è davvero interessante poiché nasce come chiesa palatina dei goti, ariani, di Teodorico per essere poi consacrata al culto ortodosso e parzialmente ridecorata per eliminare le immagini ritenute non adeguate. Ne sono una testimonianza le mani che si notano sulle colonne bianche del Palatium; esse rimandano a corpi che evidentemente sono stati ritenuti indegni di comparire nella basilica.
Risalgono al periodo di Teodorico i mosaici della fascia più alta, che rappresentano episodi della vita di Gesù, mentre la fascia inferiore, quella più ampia e visibile, ha subito le modifiche in età giustinianea.
Altre modifiche sono state apportate a seguito dell’introduzione di un organo nel 1500, a causa del quale la figura di Cristo era stata eliminata per metà e così anche quella di san Martino.
Il restauro ottocentesco ha ricostruito la figura ma inventando dettagli iconografici inesistenti (lo scettro di Gesù) perchè risulta da varie fonti che originariamente teneva tra le mani un rotolo. Probabilmente manca anche un’altra figura, di unione, tra Gesù e san Martino, che potrebbe essere stato santo Stefano.
Divenne, poi, anche custode delle reliquie del protovescovo Apollinare, trasferita dalla basilica di Classe per paura delle incursioni dei pirati ed in virtù di questo cambiò il santo titolare, da san Martino di Tours a sant’Apollinare.
Si discute, tra studiosi, su quali principi ideologici teodoriciani fossero ritenuti così sconvenienti da richiedere un intervento così massiccio e complicato visto che sono stati eliminati gli interi corpi e non, come più semplice, soltanto le teste.
Nemmeno si conoscono i criteri utilizzati per stabilire l’ordine dei martiri, che comunque è il seguente: partendo da Ravenna (il Palatium) san Martino di Tours unico non in bianco in quanto non martire), san Clemente I, san Sisto II, san Lorenzo, sant’Ippolito, san Cornelio, san Cipriano, san Cassiano, san Giovanni, san Paolo, san Vitale, santi Gervasio e Protasio, sant’Ursicino, santi Nabore e Felice, sant’Apollinare, san Sebastiano, san Demetrio, san Policarpo, san Vincenzo di Avila, san Pancrazio, san Crisogono, santi Proto e Giacinto, san Sabino.
Le vergini, invece, partono da Classe, rappresentata col porto, e sono precedute dai re magi col cappello frigio; esse si rivolgono verso la Madonna.
La prima è sant’Eufemia poi santa Pelagia, sant’Agata, sant’Agnese, sant’Eulalia, santa Cecilia, santa Crispina, santa Valeria, santa Vincenza, sante Perpetua e Felicita, santa Giustina, santa Anastasia, santa Daria, santa Emerenziana, santa Paolina, sante Vittoria e Anatolia, santa Cristina, santa Sabina, sant’Eugenia.
Sul senso di una siffatta processione due studiose (Adele Coscarella e Paola de Santis) propongono l’ipotesi che questa processione sia una forma di celebrazione della rifondazione del vescovo Agnello attraverso una sorta di processione, con stationes legate a edifici e culti martiriali ritenuti fondativi della comunità, a difesa del nuovo ordine religioso e civile della città.
Dopo questa ultima emozionante esperienza mi attende quella della lezione che, a mio giudizio, è andata bene.
Me ne sono tornato da Ravenna con un bel bottino, come mi è accaduto ogni volta.
Scelgo, non a caso, come fotografia di presentazione, san Sebastiano, protettore della categoria.
Ravenna, 24 marzo 2017 memoria di santa Caterina di Svezia