(sant’)Antonio a Berlino

Questo post è dedicato a sant'(Antonio).

Parlo di un giovane che mi è stato di enorme aiuto.

Arrivato all’aeroporto di Schönefeld (Flughafen Berlin Schönefeld), come da indicazioni dell’ottimo Davide, il famoso cugino che sa sempre risolvere tutto, acquistata la Berlin welcome card, mi avvio alla stazione della metro S-Bahn; punto subito alla prima macchinetta per fare il biglietto e qui sorge l’inghippo: cercando la stazione di arrivo – dovevo andare a Rehberge – non riesco a trovarla, nè a trovare la formula che mi permetta di acquistare il biglietto… l’ansia comincia a prendere il sopravvento; dietro di me c’è un signore al quale cedo il posto non volendo fare attendere troppo chi è in coda. Questi molto cortesemente si offre di aiutarmi e qui nasce il secondo problema: il tipo conosce il metodo ma, temo, sia un po’ limitato nell’utilizzarlo. Mi spiega, mentre si mette all’opera, che bisogna selezionare prima Berlino, quindi la stazione di arrivo (e che non c’ero arrivato anche da solo?). La complicazione nasce dal fatto che dopo avere selezionato la R lui prova a far scorrere sul display tutte le stazioni per arrivare a Rehberge: sapete quante sono? un’enormità, se poi ci aggiungiamo che in varie occasioni sbagliava a digitare e dovevamo ripartire daccapo…

La fila dietro di noi si è assottigliata, per non dire azzerata, mentre il tipo insisteva senza risultato; quando poi siamo riusciti ad arrivare alle stazioni con inizio in Re si è scoperto che Rehberge non esisteva: panico.

Il tipo, che scoprendo che sono italiano mi dice “parlo un poco l’italiano”, si mette, in realtà a parlare spagnolo, ma senza arrivare ad un risultato; in quel momento siamo rimasti solo io lui, una coppia di altri italiani che stanno chiedendo informazione ad un giovane, nei pressi della macchinetta a fianco; decido di mollare il mio aiutante e chiedo lumi al giovanotto: Antonio.

Si tratta di un baldo ragazzo, che io ritengo avere sui 20 anni (scopro che ne ha 30), abbronzato, con capelli nerissimi (invidia invidia invidia), di media altezza,  magro (altra super invidia) ma senza essere deperito; l’accento lo tradisce immediatamente: è sardo. Di estrema cortesia, aiuta sia la coppia che il sottoscritto ad acquistare i biglietti; anche lui ha qualche difficoltà, nonostante abbia vissuto per un anno in città, perchè la stazione di Rehberge proprio non si trova. A lui è chiaro, tuttavia, che il biglietto costa 3,20 (per la zona C) quindi seleziona una stazione a lui nota che sia compresa in detta zona e … miracolo, anch’io riesco nella titanica impresa di acquistare il titolo di viaggio.

Mi ero anche offerto di pagargli il suo, ma ha rifiutato, da vera brava persona come mi sembra che sia e come traspare da un viso che mostra cordiale disponibilità.

Gli chiedo anche qualche ulteriore informazione che mi fornisce con pazienza: approfitto di lui anche per condividere la prima parte del viaggio in modo da poter familiarizzare con la metro.

Mentre procediamo verso i binari, scopro che, poche decine di metri dopo le malefiche macchinette alle quali ci siamo fermati noi, ce ne sono altre, semplicissime da usare, che dispensano i biglietti in base alla zona e non alle stazioni, sigh.

Presa la S-Bahn, ci dirigiamo a Ostkreuz dove Antonio mi consiglia di cambiare per prendere la S42, che circola sul ring (cioè in un anello che separa i settori A e B) quindi di scendere a Wedding e prendere la U6 fino a destinazione; mi faccio dare qualche consiglio anche per il ritorno (in questo caso consiglia stesso tragitto con la S41 che fa il ring in senso inverso).

Abbiamo chiacchierato amabilmente fino a Ostkreuz.

Il primo approccio con Berlino, tramite questo simpatico e cortese giovanotto sardo (l’accento è irresistibile) è stato positivo, mi ha rasserenato ed è stato il viatico per le successive avventure.

Sono, infatti, arrivato a destinazione, dove il signor Mirko, il mio host (gli inglesi distinguono l’ospitante dall’ospitato, host e guess) mi attende, anche stavolta con cordiale garbo.

Grazie ad Antonio.

A lui sono dedicate le foto al muro, che sono andato a visitare nel luogo da lui indicatomi.

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