Tre anni fa festeggiavo l’onomastico, visitando l’abazia di Nonantola; quest’anno impegni mi impediscono di svagarmi in giro per i bei paesi dell’Emilia.
Nel frattempo ho scoperto che la Chiesa orientale festeggia il santo il 15 ottobre, quindi ho a disposizione ben tre feste (il 7 e l’8 gennaio per due diversi santi omonimi ed il 15 ottobre per i fratelli ortodossi).
Scopro anche che il santo è protettore di un paese in provincia di Caserta, Lusciano, che custodisce il teschio: non credo vi andrò in pellegrinaggio, la provincia di Caserta non mi attira particolarmente.
Oggi ho viaggiato in treno: all’andata carrozza senza riscaldamento, ma mi sono spostato, trovando fortunatamente posto; al ritorno la app prontotreno sul telefonino mi diceva che il treno aveva ben 3 minuti di anticipo, guardando invece sul sito viaggiatreno ho scoperto che aveva 8 minuti di ritardo.
Sfoggiando le mie nuove abilità atletiche, mi sono messo a correre, per poche decine di metri ahimè, ma facendolo per ben tre volte sono riuscito a recuperare alcune decine di metri preziosissimi che mi hanno permesso di arrivare in stazione giusto un momento prima del treno; a Parma aveva soltanto 5 minuti di ritardo, sebbene a Bologna ne avesse 2 di anticipo, misteri ferroviari.
Nel frattempo dalle nebbie del tempo è riemersa Laura, una ragazza esile, dai capelli ramati lunghi e mossi che frequentava la sezione F della mia stessa scuola media.
Ai tempi le classi, almeno in quella scuola, erano monosessuali. Ho un vago, indistinto ricordo ma credo di essere stato “richiamato” dal preside per la mia esuberanza nel cercare di fare amicizia con qualcuna delle ragazze della terza F sembra incredibile, ma è così.
Niente di grave, ovviamente: all’epoca ero lo specchio limpido di ogni virtù scolastica, serio, posato, educato, studioso (una gran palla insomma) e la mia esuberanza credo sia consistita nel trattenermi durante un intervallo, a chiacchierare con qualche ragazza, e, forse, dall’avere spedito in classe una cartolina da una – rarissima- gita a Firenze.
Sono tornato subito nei ranghi.
Chissà che fine ha fatto questa Laura. Nome a me molto caro perchè appartiene anche alla mia supernipotina ed impresso nella mia memoria di liceale che si dovette studiare il XC sonetto dal Canzioniere di Petrarca.
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
Che ‘n mille dolci nodi gli avolgea,
E ‘l vago lume oltra misura ardea
Di quei begli occhi ch’or ne son sì scarsi;
E ‘l viso di pietosi color farsi,
Non so se vero o falso, mi parea:
I’ che l’esca amorosa al petto avea,
Qual meraviglia se di subito arsi.
Non era l’andar suo cosa mortale
Ma d’angelica forma, e le parole
Sonavan altro che pur voce umana;
Uno spirto celeste, un vivo sole
Fu quel ch’i’ vidi, e se non fosse or tale,
Piaga per allentar d’arco non sana.
Non è questa la mia amata nipote nè la Laura scolastica vi si rispecchia.
Ho continuato, poi, la lettura di un romanzo, appassionantissimo, che è intitolato “Il toro non sbaglia mai”: lo leggo a rate sebbene mi assorba totalmente, ma di questo riprenderò.
Intanto è ormai trascorsa la festa del santo protettore che, per avere di fatto fondato una scuola teologica, doveva avere un certo pensiero, competente ed interessante, tanto che altri ne hanno approfittato (i cosiddetti Collucianisti); forse vi sono state delle deviazioni ereticali ma recuperate se viene riconosciuto come santo e da entrambe le chiese.
Mi piacerebbe avere dei Collucianisti, un cenacolo di amici coi quali parlare di qualsiasi argomento.