San Federico, buoni eventi

San Federico fu vescovo di Utrecht, di carattere molto combattivo nel lottare contro le eresie, il malcostume e nell’evangelizzazione dei Frisoni.

Siamo nel IX secolo ed il nostro pugnace vescovo era ben deciso, tra le altre cose, a punire i comportamenti immorali, tra i quali la bigamia di Ludovico il Pio che non la prese bene, come spesso accade ai potenti. Né poteva ignorarlo il nostro Federico, che aveva ben presente quel che era accaduto al non meno battagliero Giovanni Battista che rimproverava ad Erode di avere sposato Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, un’inezia che oggi potrebbe connotare qualunque famiglia piccolo borghese.

Si dice anche che il suo motto fosse “si pacem vis para bellum”, altro dettaglio oggi fuori moda, come ci insegna il neo eletto al parlamento europeo, Marco Tarquinio, già direttore di Avvenire, organo ufficiale della CEI ed ora in quota ai sinistri che anelano alla pax putiniana.

Non si sa se sia stato l’imperatore o la moglie illegittima, o qualche altro nobile rimproverato per lo stesso problema, fatto sta che l’esito finale è stato quello di trasformare il buon vescovo in un santo martire, forse durante la celebrazione eucaristica, il 18 luglio 838.

Il riferimento a san Federico è dovuto al fatto che in questa data si festeggia l’onomastico del mio caro amico Federico Buzzi, di venerata memoria ed è, pertanto, un giorno degno di considerazione.

Il tempo che tutto sembra ricoprire di una grigia patina di oblio non ha scalfito la stima, l’affetto ed il patrimonio che Federico ha lasciato nel mio cuore, cioè nel mio pensiero.

All’onomastico è da aggiungere un grande lieto evento che è accaduto proprio oggi: il mio figlioccio, di cui non rivelo il nome per motivi che un giorno racconterò, ha sostenuto l’ultimo esame della laurea specialistica in fisica.

A parte lo scontato 30, con oggi si conclude quasi completamente l’avventura universitaria, resta solo l’ultima formalità: ad ottobre verrà discussa la tesi di laurea (e spero di presenziare, a Dio piacendo) cosicché potrò vantarmi di avere un figlioccio con la laurea magistrale.

Ne sono orgoglioso.

Mi sono chiesto cosa significhi  essere padrino, cioè avere un figlioccio, istituire un rapporto di cognatio spiritualis che non può essere revocato o annullato; credo che il senso più profondo stia nel favorire il figlioccio, cioè nell’essergli propizio.

A tal proposito mi viene alla memoria la famosa benedizione di Mosè al popolo di Israele di cui avevo già parlato in occasione della laurea ed a cui rimando.

Per contrasto c’è da evidenziare come proprio oggi, in occasione della rielezione di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione Europea, Diana Iovanovici Sosoaca, eurodeputata del partito di ultradestra rumeno Sos Romania è stata espulsa dall’aula dove aveva urlato durante l’intervento di una deputata ed aveva indossato una museruola per cani.

Episodio banalissimo, abbiam visto anche di peggio nei vari parlamenti, ma che mi ricorda, ove ce ne fosse bisogno, che c’è lavoro e lavoro.

C’è il lavoro di chi studia e si laurea e c’è quello di chi indossa una museruola per intervenire in un’aula di parlamento.

Ogni lavoro produce un risultato; in questo caso valorizzo il mio figlioccio ed il suo lavoro di civiltà, come ho valorizzato l’ottimo lavoro del buon Federico, la sua laurea in medicina e l’esercizio della professione, in maniera umanamente non comune.

Parma, 18 luglio 2024, memoria di san Federico di Utrecht, vescovo e martire

 

 

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