Ricomparso il mio amico rospetto, ma stavolta in sogno, questa notte.
Intervallato dalla presenza di una lucertola, in cantina; di lui non ricordo altro ma il sogno aveva una scena precedente, quella in cui una mia collega mi lasciava un regalo che io rifiutavo sdegnosamente dicendole che con lei non voglio avere nulla a che fare.
La mia collega, nel sogno e nella realtà è una di quelle che… preferirei baciare un serpente a sonagli, avrei da temere di meno.
L’episodio è inverosimile perchè lei mai mi farebbe un regalo, mentre, nel rifiuto è più aderente alla realtà, che mai accetterei qualcosa da simile donna.
Al momento non ho altro da aggiungere se non che questo è periodo assai fecondo di sogni, cosa che speravo succedesse da un bel po’.
Questo sogno, infatti, è stato preceduto da altro, assai breve, in cui parlando con mio fratello, mi accorgevo di essere in ritardo sull’orario d’imbarco previsto per un aereo in partenza.
Sogno di angoscia terribile, poichè tutto era giocato su questo ritardo incolmabile epperò senza la rassegnazione della perdita del volo.
Sogno angoscioso ma assai proficuo che ha fatto riemergere un tema a me caro, quello paolino del sapere il bene e fare il male: “non enim, quod volo, hoc ago, sed quod odi, illud facio.” (“infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto”) ed ancora: “Non enim, quod volo bonum, facio, sed, quod nolo malum, hoc ago.” (“infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio”, RM 7, 15 e 19).