Sono mesi che manco, ci arrivo verso le 10, col treno, l’aria è tersa, i turisti pochi, almeno in centro ed io mi avvio verso il Duomo, il Tempio Malatestiano, perchè vorrei fotografare l’affresco di Piero della Francesca.
Nel breve tragitto sono assalito dai ricordi: l’incontro quasi sotto casa con Stefano, fratello di Angelica di cui ho già parlato, il mio arrivo per lavorarci, soggiornando in alcuni hotel della zona; i pranzi nel ristorante in centro, le persone che, poco a poco conosco.
Non sento nostalgia dei luoghi, ma il dolce ricordo di vari amici mi consola.
Trovo l’affresco in una nuova ubicazione rispetto a quella che ricordavo; bellissimo, come le opere di Piero, anche se all’interno di una chiesa che non mi ha mai convinto, tempio elevato per la gloria di Sigismondo Malatesta piuttosto che per il Signore.
Scatto un po’ di foto e mi avvio a prendere l’autobus che incontro sulla strada; corro alla fermata dove nel frattempo si è fermato, ci arrivo giusto quando chiude le porte, busso ansiosamente e … beh l’autista imperterrito riprende la sua corsa; lo inseguirò per un paio di fermate ma la mia mastodontica mole non è fatta per gli inseguimenti. Maledico il poco gentile autista ed aumento le maledizioni scoprendo che l’autobus successivo transiterà addirittura dopo un’ora, politica straordinaria per incentivare i mezzi pubblici.
Sfiatato e sudato come un pollo dentro al forno che lo sta arrostendo, mi fermo per dare un’occhiata alla chiesa di Santa Rita di cui ricordo le frequentazioni di Angelica; vorrei scattare qualche foto, un paio mi riescono, quando un arcigno sacerdote mi dice, con fare poco simpatico, che è vietato fotografare: obbedisco compatendolo.
Uscito dalla chiesa decido di andare in comando a piedi ma prima mi fermo a salutare un carissimo amico, l’ottimo Fabio Montebelli, uno che sento poco ma che ho nel cuore come una perla preziosissima: sono convinto che un giorno, se mai potrò salvarmi, sarà per i meriti delle persone che ho frequentato e Fabio sarà una di queste.
Invitato a pranzo, accoglierà l’invito con mio grandissimo piacere.
Arrivo in comando e non trovo varie amiche che speravo invece di poter salutare (lavative), incontro invece, la mia adorata Roberta che, tra l’altro, domani festeggerà il compleanno: sono davvero contentissimo di vederla dopo tanto tempo; chiacchieriamo amabilmente in attesa dell’arrivo di Umberto.
Con questi e con Grazia, assieme a Fabio, andremo a pranzo: tagliolini allo scoglio, risotto di mare e grigliata.
Il cibo è ottimo, la compagnia anche meglio, il pomeriggio scorre veloce, molto veloce ed arrivano subito le 17.53 quando devo ripartire; il treno, in ritardo di 20 minuti, mi concede ancora qualche istante di buona compagnia poi il distacco, doloroso nel segnare con maggiore intensità il senso di abbandonata solitudine che vivo nel grigiore modenese.
Dimenticavo anche la Piccola Porky’s che rivedo col solito piacere…
Il treno infine arriva, trovo un posto vicino ad una signora siciliana che a metà viaggio mi chiederà se sono uno scrittore: il senso di autostima che mi invade in quell’istante è smisurato; la poverina non sa quel che dice ma solletica il mio spirito vanesio che prontamente riporto alle giuste dimensioni schernendomi immediatamente.
Ringrazio coloro che mi hanno fatto star bene, mi riprometto di tornare presto a trovarli.
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