Ci sono, infine, tornato; l’occasione era imperdibile anche per me: dopo alcuni anni finalmente Luana e Umberto hanno deciso di convolare a giuste nozze e per un tale motivo mai avrei potuto mancare.
Arrivo giusto nel pomeriggio del giorno precedente,un salto al comando per salutare un po’ di colleghi, dedicarmi a Roberta, visto che quella cornutaccia di Grazia ci ha abbandonato per altri gloriosi lidi e quell’altra cornutaccia della Wonderdanielina latita (sarà assente anche giovedì, ma la prossima volta che manca mica la giustifico così, almeno una nota ed accompagnata dai genitori…).
Ritiro il regalo per la coppia magica che raggiungo presso il fiorista, lo consegno e li lascio alle ultime e più stressanti incombenze: sarà il giorno successivo quello dedicato a loro.
La compagnia di Roberta è un autentico toccasana che lenisce la mia stanchezza: è stata un’adorabile collega che rimpiango a calde lacrime; tra le altre qualità ne ha una che potrebbe farle vincere il Pulitzer per le autobiografie, la sua intitolabile “le mie prima 40 disgrazie”.
Roberta può infatti vantarsi di avere avuto la casa allagata, l’appartamento incendiato (quello di fronte al suo ridotto in cenere), di avere rischiato l’assideramento (caduta nella neve è stata soccorsa ormai allo stremo da un samaritano tedesco di passaggio mentre lei si stava già affidando alla misericordia del buon Dio.
Non basta? Ebbene si è presa la scossa (che l’ha attraversata, sua figlia ha rischiato il soffocamento ingoiando un anello ed infine (non ne ricordo altre ma non lo escludo) è stata pure investita da un’ambulanza; dimenticavo lo svenimento: caduta a terra come un sacco di patate si è fatta un bell’ematoma; una serie di avventure da far invidia a Mortisia Addams.
Vado poi da Don Piero di cui chiedo l’ospitalità visto che così avrò occasione di passare un po’ di tempo con lui, come accadeva una volta con reciproco piacere; ceniamo assieme ed io mi divoro un gustosissimo filetto che Don Piero mi cuoce al sangue; non poteva mancare una deliziosa insalatina, un formaggio tipico ed l’ottimo pane di Monte Cerignone, il tutto condito con del sangiovese che tuona: da sempre sostengo che frequentare Don Piero è un’esperienza mistica.
Rivedo con piacere vari colleghi anche il buon Peter che poi … beh speriamo che tutto gli vada per il meglio, non aggiungo altro.
Al mattino, mi ero accomiatato da Modena con un bel sobbalzo, sono le 06.08, che scopro poi provenire dal mare tra Cervia e Ravenna, le scosse mi seguono con una fedeltà a prova di scossa.
La visita a Rimini mi permette di rivedere anche l’ottimo Davide che si conferma un ragazzo d’oro (certo se la smettesse un po’ di parlare di lavoro e sindacato…), la piccola Porky’s (forza piccola!!! anche tu ben bastonata dagli eventi ultimamente) e varie ragazze e ragazzi che bazzicano l’ambiente.
Ne viene anche l’occasione per risentire il carissimo Fabio, personaggio talmente splendido che ogni volta che ho occasione di frequentarlo ne esco arricchito per la ricchezza umana che riesce a trasmettere con una semplicità che fa invidia: è una persona che ha dovuto elaborare, negli anni, una serie di eventi e lo ha fatto con una libertà di spirito, una capacità di giudizio ed una generosità che gli invidio con tutte le mie forze.
Ho anche rivisto un altro dei colleghi che mi rendono dolce (e in questo periodo accendono più di un rimpianto) il ricordo di Rimini:, parlo di tal Andrea, giovane pubblico concubino (vergogna), persona seria, corretta, leale, schietta, operosa e concreta, che avrei tanto desiderato di avere a sgobbare con me nell’ufficio dell’Umbi Ottimo Massimo.
Del matrimonio parlerò a parte.