Riforma della legge sulla polizia locale

Mi è arrivato, da vari colleghi, il testo della legge di riforma della polizia locale, riforma dell’ormai antiquata (o meglio archeologica) legge 65 del 1986.
Essendo ormai Natale, in clima di buonismo diffuso e generalizzato, mi astengo dallo scrivere quel che mi verrebbe.
Resto convinto che le concause di tale obbrobrio siano molteplici e nessuna nuova, non c’è da aggiungere nulla a quello che hanno detto e scritto colleghi ben più autorevoli e preparati del sottoscritto (un link, tra altri al sito “a me le guardie” .
Evidenzio soltanto la divisione interna e conseguenti lotte intestine che, pur normali (personalismi, arrivismo, obbedienze politiche, ottusità personali …), impediscono di far fronte comune per conseguire almeno un obiettivo; ne ho fatto esperienza diretta e personale in questi ultimi mesi, con sconforto.

Non amo la cosiddetta teoria dei giochi ma credo sia uno strumento utile, in alcuni casi, per comprendere come la miopia di vedute dei singoli comporti un temporaneo arricchimento individuale a scapito del conseguimento di un benessere duraturo e generalizzato: anche in questo caso l’esperienza sindacale ne è testimonianza irrefragabile.

Ora come non mai sarebbe necessaria un’azione comune, che so già che non accadrà.

In questa paradossale riforma noto, tuttavia, un motivo di orgoglio: se dopo decenni si era riusciti ad elaborare un testo decoroso ma una ignota mano è riuscita a distruggere il lavoro di deputati e senatori e produrre un articolato da far venire voglia di emigrare su Vulcano, le uniche spiegazioni logiche che riesco a darmi sono:

la mancanza di una direzione generale al Viminale che si occupi stabilmente di noi,

la mancanza di un referente istituzionale che rappresenti la Polizia Locale italiana e che possa interloquire coi ministeriali,

siamo considerati talmente irrilevanti da non essere degni di nota (e allora abbiano il coraggio di scioglierci),

oppure e con maggiore credibilità, ed è questo che mi lusinga (e che paghiamo a carissimo prezzo), qualcuno al Viminale deve avere una maledetta paura della categoria.

Nell’intollerabile disomogeneità, nella subordinazione a politici che beh lasciamo stare, nella cronica carenza di personale (e sto esemplificando di brutto) ed adeguate strumentazioni, ebbene nonostante tutto questo, ogni giorno migliaia di operatori garantiscono un controllo del territorio e compiono operazioni che, evidentemente, suscitano preoccupazione e malumore in chi si sente minacciato nel monopolio anche informativo della sicurezza.

Come ho già detto in tempi non sospetti, sono certo che la riforma anche stavolta non passerà e che l’unica azione che possiamo mettere in atto è una clamorosa (ma inutile) azione di protesta, ne scrissi nel lontano 2006.

Lo dissi anni fa, inascoltato, ma lo ripropongo ancora, soprattutto in questi giorni in cui il Sovrano Pontefice felicemente regnante parla spesso di invisibili: mutatis mutandis, la Polizia Locale è l’invisibile delle forze di polizia.

Quale idea sostengo? che dovremmo chiedere un’udienza riservata agli appartenenti alla Polizia Locale, in modo da poter riempire la sala Nervi delle nostre uniformi ed in quell’occasione affidarci al Sovrano Pontefice perché si prenda carico della nostra situazione e ci ricordi nelle sue preghiere.

Contestualmente propongo di depositare, in quella sede, una richiesta di mobilità presso il Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano (ovvio che personalmente preferirei le Guardie Svizzere ma considerata la nazionalità, nonostante gli antenati siano di probabile provenienza quasi Svizzera -probabilmente dalla zona tra Prata Camportaccio, e Samolaco – questa alternativa è esclusa in radice) da trasmettere contestualmente al ministero dell’interno, all’ANCI al Presidente del Consiglio e a quello della Repubblica, senza dimenticare le Autorità dell’Unione Europea.

Difficile ad organizzarsi e a farsi ma vi immaginate piazza San Pietro piena di uniformi?

Fantasia morbosa di un ispettore ormai vecchio e stanco (oltre che inguaribilmente clericale), ma ho la certezza che andrò in pensione (e non solo io) senza vedere questa riforma (che se deve essere quella che ho letto è anche meglio così); da tempo, comunque, cerco di cambiare tipologia di lavoro).

Parma, 26 dicembre 2021, festa della Sacra Famiglia e memoria di santo Stefano martire

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