Riprendo l’idea freudiana della religione come nevrosi e come illusione.
Dice il Nostro: “… la genesi psichica delle rappresentazioni religiose. Queste, che si presentano come dogmi, non sono esiti dell’esperienza o risultati conclusivi di un’attività di pensiero, ma sono illusioni, appagamenti dei desideri più antichi, più forti, più pressanti dell’umanità; il segreto della loro forza sta nella forza stessa di questi desideri. Come già sappiamo, la terribile sensazione di impotenza del bambino ha fatto nascere in lui il bisogno di protezione – protezione tramite l’amore – cui il padre ha provveduto; il riconoscimento che tale impotenza dura per tutta la vita ha causato il perdurare dell’esistenza di un padre, questa volta tuttavia più potente. Mediante il benigno governo della Provvidenza divina, l’angoscia di fronte ai pericoli della vita viene placata, l’istituzione di un ordine morale universale assicura l’appagamento di quell’esigenza di giustizia che nella civiltà umana è rimasta così spesso inappagata, e il prolungarsi dell’esistenza terrena mediante una vita futura istituisce la struttura spaziale e temporale in cui questi appagamenti di desiderio devono trovare il proprio compimento. … Quando dico che tutte queste sono illusioni, devo delimitare il significato della parola. Un’illusione non è la stessa cosa di un errore, e non è nemmeno necessariamente un errore. … Caratteristico dell’illusione è il suo derivare dai desideri umani; sotto questo profilo essa si avvicina alle idee deliranti note alla psichiatria; differisce tuttavia anche da queste, a prescindere dalla più complicata struttura dell’idea delirante. In quest’ultima l’elemento essenziale che mettiamo in rilievo è la contraddizione rispetto alla realtà; l’illusione, invece, non necessariamente è falsa, cioè irrealizzabile o in contraddizione con la realtà. …
Diciamo dunque che una credenza è un’illusione qualora nella sua motivazione prevalga l’appagamento di desiderio, e prescindiamo perciò dal suo rapporto con la realtà, proprio come l’illusione stessa rinuncia alla propria convalida.
Se, in base a questo orientamento, ci volgiamo di nuovo alle dottrine religiose, possiamo affermare ancora una volta che sono tutte illusioni indimostrabili e che nessuno può essere costretto a considerarle vere, a crederci. Alcune di esse sono a tal punto inverosimili, talmente antitetiche a tutto ciò che faticosamente abbiamo appreso circa la realtà dell’universo, che, tenute nel debito conto le differenze psicologiche, possono esser paragonate alle idee deliranti. … Sul valore di realtà della maggior parte di esse non è possibile esprimere alcun giudizio. Così come sono indimostrabili, sono anche inconfutabili.”
La religione come illusione apre a questo scenario: se l’illusione è un appagamento di desiderio, che prescinde dall’esame di realtà, allora si può dire che la religione è invenzione umana, frutto di una proiezione nei cieli dei desideri o delle allucinazioni umane del fondatore e del credente che decide di aderire a certo credo religioso.
Si proietta un essere superiore in un presunto aldilà poi se ne ricavano una serie di leggi e si dichiarano vincolanti per i fedeli.
Il successo o meno dei fondatori dipende da tante circostanze, politiche e spirituali.
Una cosa è certa: il dio che ne nasce è a immagine e somiglianza del super io di colui che lo ha creato.
Incriticabile, com’è ovvia conseguenza, visto che è inesistente, ma non senza effetti.
Come si può declinare quanto detto da Freud riguardo agli ultimi tragici eventi di Nizza o del treno in Germania?
E come giudicare il Corano e la Bibbia alla luce di questo criterio?
La Bibbia poi va scissa nelle sue diverse componenti di Antico e Nuovo Testamento.
Si può considerare il cristianesimo una religione? Gesù era religioso?