Qualche spunto qua e là

Leggendo qualche prima pagina di giornale ed ascoltando un po’ la radio, qualche spunto sui fatti di questo periodo.

Non voglio imitare l’inarrivabile Sebastiano Barisoni di radio24, con la sua classifica del peggio della settimana ma l’idea è quella.

Veniamo al tragico caso del giovane egiziano morto a causa della caduta del motociclo su cui viaggiava come passeggero, condotto da un tizio che non si era fermato all’alt di una pattuglia di carabinieri.

Qui ci sarebbero tante considerazioni da fare perché la poca chiarezza non è mai buona consigliera.

I protagonisti:

la prima pattuglia dei carabinieri che invita un motociclo a fermarsi per essere sottoposto ad un controllo;

il conducente del motociclo che decide di sottrarsi al controllo, tentando una rocambolesca fuga, ignorando limiti di velocità, sensi vietati, semafori rossi;

il giovane trasportato che non sappiamo quanto abbia “partecipato” all’evento o ne sia stato totalmente vittima, resta il fatto che la sua giovane vita è stata stroncata: la morte di un uomo è sempre una sconfitta;

un testimone che è presente sul luogo e che, come ormai consuetudine, estrae il cellulare ed inizia a riprendere quel che accade;

una seconda pattuglia che interviene subito dopo il sinistro.

Se la prima pattuglia abbia “speronato” o meno il motociclo non sappiamo con certezza, c’è una relazione tecnica della polizia locale che lo nega, vedranno i periti, abbiamo sentito i vocali delle comunicazioni con la centrale da cui emerge il rammarico per le mancate cadute del veicolo in fuga: nella situazione di stress e preoccupazione (perché il comportamento del fuggitivo non poteva certo indurre a pensare che fosse un tenero angioletto intento a suonare la cetra su una bianca nuvoletta) è comprensibilissimo che gli operatori fossero dispiaciuti e scandalizzarsene è solo uno dei tanti modi ipocriti per attaccare chi indossa una divisa.

Un altro episodio contestato è quello del carabiniere (o più di uno, non ho approfondito), credo appartenente alla seconda pattuglia, che ordina la cancellazione del video al testimone: questo è un comportamento poco illuminato, espressione di un modo di lavorare poco professionale anche perché questo testimone ha ben visto quel che ha contemporaneamente filmato e l’autorità giudiziaria provvederà a sentirlo approfonditamente.

Poi tante dichiarazioni di politici di ogni ordine e grado, talmente schierati da una parte o dall’altra della barricata da risultare insopportabili.

La vicenda ha portato in evidenza la questione del cosiddetto “atto dovuto”: la destra vorrebbe adottare una qualche misura che faccia sì che a fronte di un ipotizzabile reato commesso da un pubblico ufficiale, non scatti l’automatismo dell’atto dovuto, cioè l’iscrizione nel registro degli indagati, la sinistra teme lo stato di polizia e vorrebbe evitare abusi.

Se il problema è reale perché non smetterla di litigare e trovare assieme una soluzione che garantisca entrambe le legittime preoccupazioni?

Operazione che richiederebbe avere a cuore il bene comune, prima ancora delle banderuole di appartenenza …

Un’altra simpatica notizia mi arriva da Bologna: l’assessoressa alla sicurezza urbana: “La sicurezza delle città “non è certamente dotare di taser la polizia locale”, scrive l’agenzia Dire riportando le parole della ex capo di gabinetto…” (citazione da bolognatoday).

Effettivamente munire di taser la polizia locale è assolutamente inutile e costoso, anche la pistola mi sembra un aggeggio dalle identiche sgradevoli caratteristiche e, riflettendoci un attimo, anche spray al peperoncino e altri ammennicoli vari sarebbero da togliere: avremmo agenti più leggeri e meno ingombrati quindi più agili e scattanti.

Come strumento principe per la gestione della sicurezza consiglierei poi l’ipnosi: dobbiamo allenare gli agenti a cogliere gli sguardi dei manifestanti o dei facinorosi o dei brutti ceffi e, una volta avutane l’attenzione: “car* esser* uman* so benissimo che stai compiendo un’azione non buona ma che non è colpa tua, che sono le circostanze, la protervia di questi destri neofasci, neonazi neotutto che ha prodotto norme ingiuste, inique e non inclusive, tuttavia, visto che ho scelto di fare questo lavoro, se è pur vero che qualche tozz* me la merito perché sostengo così questo regime repressivo, tuttavia, cerco di portarmi a casa un* pagnott* per cui ti sarei molto grat* se mi volessi dare una mano e collaborare a far tornare la situazione tranquilla, fai un bel respir*, conta fino a 3 e quando ti risveglierai saremo amic* per sempre”. Coi comandi post ipnotici e un po’ di pazienza potremo redimere l’umanità intera e ridurre considerevolmente le spese per la pubblica sicurezza.

Prima del commiato, un appunto sulle perquisizioni ad alcune attiviste di non so cosa, a Brescia: polemica perché sono state fatte spogliare e obbligate a fare dei piegamenti; sentivo alla radio stamattina che la polemica non è sulla legittimità di tale comportamento – gestito da personale femminile quindi rispettoso del sesso delle coinvolte (come è giusto che sia) – ma sarebbe sull’opportunità.

Ne parla anche l’edizione locale del Corriere: “Un trattamento definito un «abuso» dalle attiviste che avevano partecipato all’azione pacifista davanti alla azienda giudicata «complice di vendere armi che contribuiscono al genocidio del popolo palestinese» ed anche discriminatorio perché «la richiesta di spogliarsi è giunta solo alle persone identificate come donne, mentre ai maschi non è stato chiesto» come ha dichiarato non appena uscita dalla Questura Val, attivista 25enne, milanese, in un video diventato subito virale” … martedì erano state già annunciate interrogazioni parlamentari al Ministro dell’Interno da parte di Avs, M5s e Pd, che chiedono a Matteo Piantedosi di riferire in aula su quanto accaduto. Si unisce all’attesa di una risposta dal Viminale anche la Sindaca di Brescia Laura Castelletti che definisce «fondamentali» le interrogazioni presentate dai parlamentari e attende di «sentire le risposte che giungeranno dal Ministro»”. A prendere posizione ieri sono state anche la Cgil, il Pd e l’Anpi bresciana: la Camera del Lavoro chiede che si chiariscano «i fatti e le procedure» adottati durante i fermi, mentre l’Anpi che parla di «racconti degli attivisti che destano sconcerto» e che necessitato «di approfondimenti e chiarimenti da condurre nelle sedi competenti» e il Pd «vuole sicurezza non repressione del dissenso».

Ultimamente quando sento dire che scende in campo l’ANPI la mia simpatia per questo governo (che non ho votato) aumenta in misura esponenziale, e non per meriti del governo.

Chiudo con una nota leggera: il Sovrano Pontefice felicemente regnante ha nominato Prefetto del Dicastero per la vita consacrata e le Società di vita apostolica una suora; non entro nel merito di questa scelta di cui aveva parlato in precedenza lo stesso Pontefice (correva l’anno 2015: Quando mi domandano: ‘ma non si devono prendere decisioni più forti sulla donne nella Chiesa?’ Certo. ‘E perché non nomina una capo dicastero?’ Ma credi che questa è una decisione forte? Questo è funzionalismo” – fonte: Il Giornale) mi limito a notare, sempre che sia vero perché non ricordo dove l’ho letto, che la nuova incaricata si sarebbe qualificata come “Prefetta”.

Mi verrebbe da sbattezzarmi.

Parma, 16 gennaio 2025 memoria di san Marcello I papa

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.