Problem solver

Oggi ho avuto modo di fare un paio di interessanti considerazioni: la prima riguarda il problem solving ovvero il considerarmi un problem solver; di fronte a mia madre, alle colleghe e, varie volte, agli amici, mi metto nella posizione di colui che risolve i problemi.

Non è una buona posizione! Nel risolvere i problemi non c’è pensiero di ricchezza, piuttosto è un tappare buchi o adottare strategie difensive proprio come Paperon de Paperoni verso Amelia, la strega cha ammalia (o abbaglia). Tutto concentrato nell’elaborare strategie difensive il misero papero dedica tutto se stesso ad un lavoro logorante il cui risultato è, ben che vada, la conservazione.

Gli stessi rapporti basati sulla soluzione di problemi sono miseri e stressanti perchè, in fondo, trasmettono un’ansia da prestazione, pensiero tipico, secondo me, di chi DEVE offrire una prestazione  secondo un’idea di risultato già conosciuto in anticipo, scontato e rispetto al quale l’orizzonte possibile è il fallimento e l’angoscia che  sequitur (perchè precede).

La seconda idea che ho avuto  è un parallelo con Robinson Crusoe (che sono andato subito ad acquistare) fornitami dall’occasione di un impantanamento con l’auto e la conseguente ritrosia/difficoltà a chiedere aiuto. La prima idea che ho avuto, una volta bloccato con l’auto, è stata di chiamare un carro, cioè pagare per una prestazione in un rapporto (legittimo) con ruoli predefiniti: pagamento di una prestazione. Ben diverso il discorso di chiedere aiuto, cioè di avvalermi dell’opera, non dovuta di un altro o, per dirla diversamente, essere destinatario anzi beneficiario del lavoro di un altro. Il caso del carro attrezzi è quello di Robinson e Venerdì, questo secondo … beh è andata molto bene (senza voler teorizzare altro). Noto la difficoltà ad essere “passivo” come direbbe Freud, cioè ad accettare la posizione di beneficiario, nulla a che fare col sesso.

Ringrazio pubblicamente l’ignoto e gentilissimo taxista di San Clemente che mi ha aiutato volendolo considerare come il buon samaritano che non mi ha dato una mano oblativamente ma riconoscendomi potenziale partner ed aiutandomi a rimettermi sulla (buona) strada con possibili, chìssà, affari futuri.

Il rifiuto di questa posizione può essere bellicoso (e questo mi era abbastanza chiaro) ma anche untuoso, “melassoso”, fatto con “gentilezza” e, in questo caso, più perfido e difficile da snidare: oggi, almeno in un caso, l’ho scoperto in me e questa è una buona notizia.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.