Un anno è trascorso, un anno che sono in affitto da Modena; ci sarebbe da fare qualche bilancio ma preferisco evitare per non cadere in … depressione.
Non mi sento affatto soddisfatto; non credo di avere “sfondato”; mentre negli altri posti di lavoro, dopo qualche difficoltà iniziale, sono riuscito a stabilire ottimi e proficui rapporti (come ho sperimentato ancora ieri a La Spezia), trovando collaborazione e franchezza, dove mi trovo adesso mi trovo ancora a incespicare.
Non tutto è male, ovviamente, qualcosa sembra muoversi ma con una lentezza esasperante e con un’ostruzione sorda e latente che rischia di sfinire.
Mi mancano, con un’acutezza che assume ogni tanto i toni del crudo dolore, gli amici di Modena.
Cerco di puntare sugli aspetti positivi, primo fra tutti la vicinanza a casa, quindi la possibilità di tornare a casa in un quarto d’ora al massimo; questo ha i benefici collaterali di permettermi di curare orto e giardino (ieri è sbocciato il primo fiore di ciliegio nano, in attesa di poterne assaggiare i primi frutti) solo per esemplificare una delle tante incombenze che occorrono nella gestione della vita quotidiana accanto a mia madre.
Poi la vicinanza agli amici di sempre Gabriele e Silvia, la non eccessiva distanza da Modena che mi permette di vedere ogni tanto i miei fantastici fantacolleghi; spero di poter recuperare un po’ anche gli amici riminesi che sono un po’ fuori mano.
Professionalmente mi sento svuotato ma, pensandoci, m torna il desiderio di rimettermi in gioco, chissà…
Intanto sembra possa andare in porto il progetto di tenere un mini convegno di formazione a Colorno, in collaborazione con Apler, cosa che mi farebbe piacere come poche; poi la speranza di avere Luca Falcitano come rappresentante sindacale e magari qualche collega in più…
Non mi arrendo… inizio il secondo anno, nel solito periodo di fioritura del giardino, che sempre mi invita a riprendermi; d’altronde il popolo ebraico ha vagato nel deserto per 40 anni, prima di intravedere la terra promessa, ove non è potuto entrare.