Avevo progettato di portare mia nipote a Siena, a visitare il pavimento della cattedrale: non ci sono riuscito per la difficoltà ad arrivare nella città toscana, i mezzi pubblici sono scomodi e costosi, così ho deviato su un obiettivo a portata di mano, la sempre bella Milano.
Riesco a convincere anche mia madre, il che ha quasi dell’incredibile: lo strano trio parte dunque dalla stazione di Parma di buon’ora; mentre salgo sul mio treno vedo un trenino in partenza dal primo binario a bordo del quale, in cabina di guida, vedo anche un bambino (avrà avuto 6 anni), mi sorge qualche dubbio sulla regolarità della cosa ma anche penso ad un’iniziativa di marketing, rivolta ai piccoli, delle ferrovie (se mi ci metto sono bravo ad inventare lati positivi inesistenti vero?).
Prima volta a Milano per mia madre e per Laura, la mia fantastica nipotina, e prima volta in metropolitana.
Le porterò a vedere il Duomo, che Laura trova bellissimo, non ci sarà tempo per altro poichè il tempo è tiranno e non voglio forzare la mano: sia mia mamma che Laura non hanno nè le gambe, nè l’energia nè l’entusiasmo che provo io quando me ne vado in giro e, d’altronde è giusto così.
Visitato il Duomo, ce ne andiamo a mangiare da McDonald, terza volta per Laura, prima per mia madre: la bolgia è tanta ma ci accomodiamo bene; all’uscita ci dedichiamo a visitare i negozi della Galleria, in attesa di tornare in stazione.
La piazza è piena di turisti, la giornata è mite, tutto invita a starsene in giro e Laura non si fa certo pregare: armata di macchina fotografica immortala tutto quel che le capita a tiro.
Torniamo in stazione, treno al binario 21 ed eccoci a Parma; prendiamo il bus ed incontriamo tre controllori, anche questa prima volta per Laura, che verificano i biglietti: sono gentili come un dito in un occhio ma efficaci, trovano un giovane extracomunitario che non ha pagato e lo sanzionano: hanno tutto il mio plauso.
Arrivati a casa, fatto velocemente qualche compituccio di italiano, siamo raggiunti dall’altro supernipote: il prode Simone che da oggi, ancora una prima volta, ha il motorino.
Nascondo la mia preoccupazione e sono felice per lui.
Mi pare di avere evidenziato, con una certa insistenza, il tema della prima volta: da molto tempo, da che ricordo, la prima volta è sempre stata un evento che ho cercato di fissare nella memoria (peraltro non riuscendovi).
Mi piace l’idea della prima volta vista come novità, nuovo evento o nuovo accadimento; oggi direi che non vi è novità se non nella guarigione e anzi la guarigione è l’unica novità.
La mia idea di prima volta probabilmente è un compromesso: non tutti i compromessi sono buoni, sebbene qualcosa di buono vi sia in ciascuno di questi, pagato a ben caro prezzo; certi compromessi garantiscono la sopravvivenza, ben altro è la vita.
Non si esce dai compromessi facendo la guerra o diventando intransigenti: le questioni di principio scoprono le radici del grano facendolo seccare assieme alla zizzania, in questo caso purezza e morte (non sorella morte) sono sinonimi.
La giornata è stata ottima, sono molto soddisfatto di avere potuto trascorrere una giornata con mia nipote, in giro.
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