In questi giorni si assiste ad un’impennata delle solite liti tra politici o con giornalisti.
I temi sono i più disparati, ma anche disperati andrebbe bene: dai rifiuti a Roma al libro scritto dall’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, ai vaccini, allo stupro (spregevole, ma c’è uno stupro non spregevole?) ad opera di un rifugiato.
Questioni sempre divisive, in cui si evidenziano alzate di scudi e schieramenti l’un contro l’altro armati, come se si fosse alla vigilia della battaglia campale e fosse necessario rinserrare le fila dell’esercito.
Perchè l’oppositore è sempre un nemico, qualcuno da delegittimare e, se possibile, eliminare politicamente o da ridurre al silenzio.
Ho assistito ad alcuni spezzoni di programmi tv in prima mattina e la sensazione che ne ho avuta è la stessa: la stampa non si comporta diversamente dalla politica (lo potrebbe? ne dubito).
Si potrebbe dire che in entrambi i casi è tutta questione di massa, cioè non c’è niente di buono perchè dalla massa nulla di positivo può venire.
La massa cerca un leader cui identificarsi e sottomettersi (ma anche una teoria o un algoritmo fanno al caso), i bocconi più o meno avvelenati che le vengono ammanniti servono soltanto a farla schierare per una parte piuttosto che per l’altra.
Ne sono testimonianza anche i vari gruppi o slogan “io sto con…” chiunque esso sia: ancora un caso di azione-reazione in cui quel che finisce ai margini è il pensiero.
In queste polemiche ultime quel che ha prevalso è sempre stato il medesimo meccanismo, il che è non solo triste ma, forse, anche un ennesimo indicatore del perchè l’Italia è un paese sempre in difficoltà.
Un paio di esempi per concretizzare: il presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, riferendosi ad uno stupro dichiara che detto crimine è ancor più odioso perchè commesso da un rifugiato politico (il tutto ovviamente in attesa della sentenza di condanna fino alla quale anche questi è innocente).
Apriti cielo, scandalo tremendo, dagli addosso all’incauta presidente che, tentando di giustificarsi spiega il senso delle sue parole: ogni stupro è orrendo ma se commesso da un “ospite”, da uno che è arrivato nel Belpaese chiedendo asilo, c’è una sorta di aggravante morale, un tradimento della fiducia accordata agli ospiti.
Non credo di poter essere sospettato di simpatia per il predetto governatore, né per il partito in cui milita, ma dove sta lo scandalo o il razzismo in quanto ha detto la Serracchiani?
Questione da far impallidire monsieur de La Palisse, perchè era evidente che ella non intendeva né stabilire classifiche di odiosità dei reati né attribuire genericamente ai rifugiati un’indiscriminata indole delinquenziale o sessualmente predatoria.
Diceva soltanto quello che qualunque cittadino intellettualmente onesto potrebbe dire, senza essere né populista (oggi va di moda questo epiteto per delegittimare qualsiasi differenza di vedute) né razzista: diceva, se vogliamo, una banalità, ma che mondo è mondo è un peccato dire qualche banalità? e per un politico siamo sicuri che non sia addirittura proficuo?
Dico banalità per intendere qualcosa che chiunque, in giro per la strada o al classico bar, pensa, un pensiero condiviso su una questione addirittura ovvia.
Un’altra vicenda “interessante” è la polemica tra Matteo Renzi e Ferruccio de Bortoli: il fu capo del governo accusa il giornalista buttandola sul personale, tralasciando ovviamente il merito, ovvero come il PD si è comportato con le banche e con quelle in difficoltà in particolare.
Ma non solo: in una delle trasmissioni di cui ho sentito uno spezzone, uno dei convitati ha insistito, ripetendolo se non ricordo male tre volte, sul fatto che de Bortoli aveva, in precedenza, mentito a proposito di non ricordo quale faccenda e quindi, ovvia la conseguenza, non risultava credibile.
Logica ineccepibile, ancora una volta non nel merito ma ineccepibile; mi è venuto da applicarla anche alla stessa parte che la proponeva e mi sono chiesto quali credibilità possano avere dei politici che hanno dichiarato pubblicamente di ritirarsi in caso di sconfitta al famoso e famigerato referendum costituzionale del dicembre 2016.
Matteo Renzi in un’intervista a Repubblica tv.
Non meno decisa sembrava l’attuale sottosegretario Maria Elena Boschi, come ho trovato in un articolo online, dal sito Giornalettismo.
Applicando la logica dell’esponente pidino che ho sentito nei giorni scorsi, entrambi sarebbero da considerare dei … (lascio a chi vorrà di trarre le conclusioni) e se l’hanno fatto una volta…
Chi di logica (capziosa) ferisce… ma ha senso continuare su questa strada?
Tutto ad uso e consumo delle rispettive tribune che sono già convinte e che hanno bisogno soltanto di sentire il proprio esponente gridare più forte per sentirsi rassicurati della bontà dell’Idea e/o del Capo.
Rifiuti a Roma: che la questione sia pretestuosa per attaccare il sindaco Raggi credo sia evidente, come non meno evidente è lo stato di ingovernabilità della Città Eterna.
Se mai il sindaco non fosse all’altezza del suo ruolo (il che non ritengo improbabile) lo si giudicherà a fine mandato; fino ad allora è bene che lavori: non sono buono verso i pentastelluti che considero una iattura peggio del PD, ma credo che chiunque si trovi tra le mani una città come Roma debba avere tempo per capire come funzionano le cose e prendere in mano situazioni in cui gli interessati non hanno la benché minima intenzione di farsi scalfire quanto consolidato fino ad oggi.
Fui a Roma lo scorso anno e quello che trovai era vergognoso ma non ancora imputabile all’attuale sindaco e nessuno ne aveva fatto una questine nazionale.
Ecco il breve riassunto di quanto vi trovai:
https://www.youtube.com/edit?o=U&video_id=Kd42wjgUljE
Delle pericolosissime teorie sulla democrazia diretta di Grillo e compagnia cantando non perdo tempo a parlare perchè mi fanno rabbrividire; dei partiti di centro destra serve parlare?
Dimenticavo la storia della legittima difesa con la proposta di modifica che ha suscitato ilarità da non credersi o quella della proposta di legge sui vaccini da discutere anzi non discutere ma sì da discutere in consiglio dei ministri.
Insomma tutto è utilizzato come una clava per colpire il nemico, per ottundere il pensiero che è già ottuso, se lascia spazio ad una tale logica.
A post ormai concluso è riesplosa la polemica sulle intercettazioni del caso consip: in questo caso una telefonata, irrilevante per le indagini, tra Renzi padre e Renzi figlio con quest’ultimo che rimprovera il genitore e lo invita a dire tutta la verità, alla vigilia di un delicato interrogatorio.
Un figurone insomma, peccato che gli ex pidini (si sa che gli ex sono incarogniti, vedasi le cause divorzili) sospettino di una sceneggiata, come dice il senatore Miguel Gotor: “Chi lamenta l’uso delle intecettazioni dovrebbe sapere che, se sai di esserlo (intercettato, ndr), si possono trasformare in un ottimo megafono difensivo”. (citazione da http://www.askanews.it/politica/2017/05/16/renzi-reagisce-su-consip-un-regalo-ex-pd-ne-fai-megafono-pn_20170516_00374/)
E dai di clava.
Oppure sembra frutto di improvvisazioni che i dilettanti allo sbaraglio…
Un altro evento curioso mi ha spiacevolmente confermato che viviamo in un paese davvero in crisi: ad un incontro in streaming con migliaia di studenti l’attore (?) Paolo Ruffini, conduttore dell’evento si lascia andare a volgarità di vario tipo, alcune delle quali, a mio modesto parere, decisamente di stampo sessista come direbbero i politicamente corretti.
Il Ruffini si rivolge ad una docente salutandola come “bella fi…na mia” oppure dice “guardate qua che meraviglia di tope”, epiteti rivolti a donne e ragazze evidentemente individuate non in base alle loro pagelle scolastiche.
Riporta il Corriere, da cui traggo le citazioni seguenti, che ” Intanto a Milano la ministra ringraziava Ruffini: «Con la sua straordinaria conduzione, voi ragazzi avete imparato tantissimo».” Il ministro è la non laureata ministro della pubblica istruzione, Valeria Fedeli, un passato da sindacalista di sinistra.
Questo ministro è molto sensibile alle discriminazioni sessiste, tanto sensibile da rimproverare un giornalista che, in conferenza stampa, tempo addietro, le si rivolse chiamandola ministro (gli avrei dato un Pulitzer se non avesse subito corretto la rotta, ma siamo in Italia, inutile farsi illusioni). La sensibilissima ministro interrompe il giornalista ancor prima che questi le porga la domanda: ”Riesco a dirle di chiamarmi ministra o è complicato?”.
Giusto per citare due fonti: non è una feke news e non ho inventato nulla.
(http://www.adnkronos.com/fatti/politica/2017/04/08/puo-chiamare-ministra-complicato-fedeli-rimprovera-giornalista_1P5N1skDiaaapDtpkElyYK.html
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2017/4/7/VALERIA-FEDELI-Video-mi-chiami-Ministra-non-e-complicato-/758438/)
Ebbene questo spirito così attento ai problemi del sessismo mi immaginavo che di fronte ad affermazioni così palesemente “sgradevoli” come “fi…na” e “tope”, tralascio le altre volgarità, facesse un balzo sulla sedia e, come minimo, intervenisse duramente per interrompere cotanto scempio e invece «Con la sua straordinaria conduzione, voi ragazzi avete imparato tantissimo».
Cito ancora dal Corriere:”Lui pronunciava una parolaccia dietro l’altra «voi le dite e mettere una distanza tra me e voi mi sembra una stronzata». Lei «si tappava le orecchie». In mezzo, trentamila studenti di tutta Italia collegati in streaming. Sicuramente molti di loro hanno riso sentendo i «ca…», i «rompimento di c…», i «vaffa…» pronunciati per tutta la mattina dall’attore Paolo Ruffini. E pure alla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, con lui sul palco dell’Unicredit Pavilion a Milano, qualche mezzo sorriso è scappato, salvo poi imbarazzata ammettere di essersi «tappata le orecchie».”
Mi chiedo se ci meritiamo ministri di tal fatta, che di fronte alle volgarità si tappano le orecchie.
M chiedo se sia possibile fare politica senza dover subire e sorbire ogni giorno tali e tante scempiaggini.
Meglio lasciar perdere e dedicarsi alla cura dell’orto, giardino compreso.