“Poiché la tua grazia vale più della vita / le mie labbra canteranno le tue lodi”: questo è il versetto 4 del salmo 63.
L’ho scelto come epitaffio – sarà anche il mio epitaffio – ed ho deciso di renderlo pubblico oggi, nel giorno del trigesimo.
Per quale motivo ho scelto questa citazione?
Il motivo è presto detto: si tratta di qualcosa di più importante della vita, la grazia, ma cosa è questa grazia?
Prendo a prestito le parole di un caro amico: “la grazia è il plusvalore, il sovrappiù rispetto all’investimento, quel sovrappiù per cui la vita è ben spesa”.
Giacomo Contri l’avrebbe definita lo champagne: “Se facessi il sindacalista proporrei a tutti i lavoratori, precari e disoccupati compresi, di bere champagne almeno una volta l’anno, a costo di fare una colletta o di domandarlo:
i mendicanti non domandano champagne, è per questo che sono mendicanti:
dico champagne non spumante, è lo spumante quello che ci sconfigge:
al pari della sostituzione dei profumi con i deodoranti, piuttosto il sapone che costa meno, al profumo provvederà la pelle”.
Confesso che non mi piace la preghiera che la chiesa dedica ai defunti, l’eterno riposo: non ci sarà riposo ma lavoro senza fatica ed il riposo sarà un intervallo piacevole e non un ristoro dalla stanchezza.
Così almeno credo, d’altronde Gesù ha parlato – non a caso – di abito nuziale, nel vangelo di Matteo al capitolo 22:
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nunziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti.
L’abito della festa è quel di più che permette di partecipare alla festa di nozze, un evento non proprio da eterno riposo.
L’abito per le nozze sono convinto che l’amico (san) Roberto Mastri, come il professor Maurizio Malaguti ed altri amici che ho conosciuto, lo stanno già indossando ed è anche per loro intercessione che altre persone, mia mamma tra queste, potranno presto arrivare ad indossare il loro che magari qualche macchia da togliere o qualche rammendo da fare (il purgatorio) ancora ce l’ha.
Buon lavoro, cara mamma, spero in compagnia di Briscoletto, come accadeva sempre qui in casa.
Parma, 26 marzo 2025