Oggi prime ciliegie della stagione: le ho viste ed è scoccata la scintilla; non ho resistito e me ne sono comprato un pochetto; uscito dal grandemilia, sistemata la spesa (sistemata è una pia illusione) mi sono dedicato a loro, l’ultima delle quali è scivolata tra le mie fauci davanti casa.
Erano insipide, com’è ovvio per delle primizie, tuttavia la loro bellezza invitante non poteva lasciarmi indifferente; mentre le divoravo mi è venuto alla mente il Don Giovanni di Mozart Da Ponte: le ciliegie come le donne (donne?) di Don Giovanni, una tira l’altra, in fondo tutte uguali, piluccate, come le ciliegie, in base a lievi differenze, insignificanti, pronte ad essere sostituite dalle successive e subito dimenticate nel gran calderone del collezionista, come le figurine dei calciatori, con l’unica differenza che ciliegie e calciatori permettono commerci, scambi, rapporti con altri.
Nel mio caso le ciliegie le ho avvertite come un atto al limite dell’onanismo, un darsi soddisfazione da solo, un pericolo di autosufficienza del trattarsi bene – come si dice “lo faccio per me” – chiuso all’apporto dell’altro.
Ho terminato anche una piccola tela, iniziata alcuni giorni fa, in un momento di difficoltà: predominano, come spesso mi accade, giallo e rosso, il loro incontrarsi, scontrarsi, penetrarsi per creare mille striature, sfumature che manifestano un contrasto insanabile, inevitabile che si ripropone continuamente senza che sia possibile trovare una soluzione.
Cosa si scontra? Al momento preferisco non precisare nulla, work in progress…
Trovo un’altra poesia in internet… manco a dirlo ricorda Ungaretti.
“Dolci sguardi tra le mie braccia
tanto, a lungo abbiamo parlato, o desiderato farlo,
frasi baciano le mie orecchie
ma ti allontani poi
e si perde l’eco della tua presenza.
Ti cerco e non rispondi
agli inviti, silenzi.
Non c’è rapporto senza parole
non bastano
la tua pelle liscia nè i baci generosi
possono saziare la mia attesa.
Bene dicimi e sarò tuo.
Nessun uomo è innocente.”
Modena, 18 maggio 2011