E fu sera e fu mattina: primo giorno. La mia destinazione principale è stata il Pergamonmuseum, perchè quello è stato il primo motore che mi ha mosso verso Berlino.
Avendo alloggio fuori dal centro mi servo della metro, la linea U6: il primo giorno sbaglio clamorosamente direzione, prendo quella diretta a Tegel; dopo 4/5 fermate mi accorgo che la città si è dissolta in favore della campagna ed allora realizzo che forse è meglio scendere e tornare indietro: unico errore nei trasporti, direi che andata davvero bene.
Diciamo subito che l’orario di apertura è dalle 10 del mattino, come in tutti i musei che ho avuto modo di visitare: essendo giorno feriale ed io in perfetto orario, non ho trovato code, mentre all’uscita ho visto un bel po’ di persone in attesa. Ingresso gratuito in virtù della Berlin welcome card.
Cosa ho trovato nel museo? Beh il famosissimo Altare di Zeus di Pergamo (Altare di Pergamo), opera famosissima che non so perchè ho nella memoria, senza riuscire a collegarla a qualche elemento ulteriore: ne sapevo l’esistenza e nulla più.
Bellissima opera, maestosamente “pubblicitaria” del potere del regno e del sovrano che l’ha voluta, Eumene II in onore di Zeus Sóter e Atena Nikephòros (Zeus salvatore e Atena portatrice di vittoria), per celebrare la vittoria sui Galati, ed ecco che mi si accende la luce: il Galata morente che è a Roma, ai musei capitolini, questo è il collegamento.
Ora che ho colmato il vuoto di memoria passo ad un’altra bellissima opera: la romana Porta del Mercato di Mileto per terminare con altre due imponenti “reperti”: la Porta di Ishtar con la Strada delle Processioni di Babilionia e la Facciata di Mschatta.
Immagino che si possa obiettare circa l’opportunità di avere spostato questi capolavori dalle loro sedi originarie, ma pensando a come oggi quei paesi martoriati dalla barbarie conservano i beni che sono loro affidati (che in realtà appartengono a tutta l’umanità), hanno fatto benissimo a portarli in Europa.
Il fregio dell’altare narra la Gigantomachia, la lotta che i Titani hanno condotto contro le divinità olimpie; il fregio minore, dedicato a Telefo, figlio di Ercole, invece, era in via di sistemazione e non godibile come avrei sperato.
La porta di Ishtar, a sua volta, non meno imponente e scenografica, coi suoi colori azzurri ed i leoni, i tori, i draghi ed i fiori, testimonia della grandiosità di una civiltà che pensava in grande.
Mi piace molto l’idea che entrambe queste civiltà pensassero in grande, non avessero pensieri pidocchiosi.
Uscito estasiato dalla visita (con una bella audioguida gratuita in ialiano), mi sono trovato a pochi passi di distanza la biglietteria del Neues Museum; ovvio che mica potevo resistere alla tentazione e quindi… che Neues Museum sia.
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