Oggi si festeggia la solennità della Pasqua di Risurrezione, la più importante dell’anno liturgico e, come è giusto che sia, il clima è di festa, festa nonostante tutto.
Il pensiero di Cristo è “festoso”, cioè lavora osservando il precetto ebraico (e cristiano?) di uno dei comandamenti più snobbati.
Lo troviamo in Esodo 20, 8-11:
8 Memento, ut diem sabbati sanctifices.
9 Sex diebus operaberis et facies omnia opera tua;
10 septimus autem dies sabbatum Domino Deo tuo est; non facies omne opus tu et filius tuus et filia tua, servus tuus et ancilla tua, iumentum tuum et advena, qui est intra portas tuas.
11 Sex enim diebus fecit Dominus caelum et terram et mare et omnia, quae in eis sunt, et requievit in die septimo; idcirco benedixit Dominus diei sabbati et sanctificavit eum.
[8] Ricordati del giorno di sabato per santificarlo:
[9] sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro;
[10] ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te.
[11] Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.
Precetto ribadito anche in Deuteronomio 5, 12-15:
12 Observa diem sabbati, ut sanctifices eum, sicut praecepit tibi Dominus Deus tuus.
13 Sex diebus operaberis et facies omnia opera tua.
14 Septimus dies sabbatum est Domino Deo tuo. Non facies in eo quidquam operis tu et filius tuus et filia, servus et ancilla et bos et asinus et omne iumentum tuum et peregrinus tuus, qui est intra portas tuas, ut requiescat servus tuus et ancilla tua sicut et tu.
15 Memento quod et ipse servieris in Aegypto, et eduxerit te inde Dominus Deus tuus in manu forti et brachio extento: idcirco praecepit tibi, ut observares diem sabbati.
[12] Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato.
[13] Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro,
[14] ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero, che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te.
[15] Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato.
Curioso che ci si dilunghi tanto su questo precetto, a confronto con altri stringatissimi; in ogni caso il precetto è chiaro: il giorno di festa è vietato il lavoro, ma quale lavoro?
Quello servile, del sudore della fronte, che richiede fatica e non è detto che produca risultati.
Il sabato – il giorno di festa – va santificato, cioè dedicato al lavoro regale, a quel lavoro cui si dedicavano Adamo ed Eva prima di perdere il senno.
Lavoro di rapporto, in cui pensieri, parole ed opere collaborano, senza omissioni, ad un unico fine, senza contraddizione.
Quel lavoro che il mio carissimo amico – san Roberto Mastri – sta facendo, da un mese a questa parte in quel posto che noi cristiani chiamiamo paradiso.
Oggi, infatti, ricorre il primo mese dalla sua “scomparsa”: la tentazione è quella di cedere alla tristezza (le consuete lacrime) ma non sarei suo amico ed erede se non approfittassi della cornucopia che mi ha lasciato, cioè del tesoro di pensieri di cui sono stato testimone o destinatario.
Sono certo che Roberto avrà nel frattempo conosciuto il buon Federico, don Piero, don Lino Bin e incontrato di nuovo don Lino Goriup col quale si sarà lanciato in amene discussioni filosofiche assieme ad uno dei nostri maestri, il professor Malaguti e con Giacomo Contri e Sigmund Freud e chissà quanti altri.
Chissà quante cose in questo mese avrà realizzato grazie a quell’amicizia, coltivata per anni, con il Risorto con cui ora può avere a che fare direttamente: sono certo che tra le tante attività non mancherà di ricordarsi di tutti quelli che lo hanno conosciuto, stimato e considerato amico.
Buona Pasqua a tutti e, san Roberto, lavora per noi.
Parma, 9 aprile Pasqua di Risurrezione