Palazzo Costabili è sede Museo archeologico nazionale, a Ferrara, una delle mete che mi ero prefissato e che ho visitato una volta uscito dal Museo della Cattedrale.
Creduto di proprietà di Ludovico il Moro, Palazzo Costabili è stato invece di proprietà di Antonio Costabili, segretario di Ludovico, personaggio attivo alla corte del duca Ercole I d’Este.
Progetto da Biagio Rossetti, l’architetto dell'”Addizione erculea”, cioè l’ampliamento della città voluto da Ercole I d’Este, Palazzo Costabili rimase incompiuto ed in effetti il cortile d’onore è manchevole di due lati.
Al suo interno c’è lo splendido Museo archeologico che raccoglie ed espone i ritrovamenti del centro abitato etrusco di Spina e relativa necropoli, ma c’è anche un altro gioiello di grande bellezza, visitabile nella cosiddetta Sala del tesoro.
Ma torniamo al museo: per accedere al piano nobile occorre salire una scalinata monumentale, decorata con motivi floreali e delfini molto graziosa; in questo piano sono esposti i reperti, suddivisi per corredo, quindi in base alle singole sepolture rinvenute nella necropoli della città di Spina; le sepolture potevano essere sia per inumazione (in numero prevalente) sia per incinerazione, erano posizionate a più di un metro sotto le dune sabbiose che emergevano dalla laguna.
I corpi erano tutti orientati in direzione nord-ovest/sudest secondo l’andamento dei dossi sabbiosi; sia le inumazioni che le ceneri avevano un corredo, ne sono stati recuperati circa 4000, che hanno permesso uno studio molto approfondito di questa città fondamentale per gli scambi economici e culturali col mondo greco.
Da Spina partivano, ad esempio, i prosciutti prodotti nell’area emiliano romagnola; quindi centro commerciale ma non solo perché Spina è un luogo di diffusione della cultura greca come ben si nota dai vasi che rappresentano scene della mitologia greca, le vicende della guerra di Troia, e l’abitudine ai simposi.
I vasi rinvenuti sono di notevole bellezza, ma ci sono anche molti prodotti di più basso livello, testimonianze, comunque, di un benessere abbastanza diffuso.
Si possono ammirare grandi vasi, ogni tipo di vaso ha un nome greco ma sono ignorante in materia, finemente decorati e piccoli vasetti per unguenti, deliziosi nella loro colorazione; ci sono delle rare (per la zona) sepolture a sarcofago in marmo greco ed una sala coi gioielli e particolare attenzione all’ambra.
Ogni corredo è da osservare con attenzione perché tantissime sono le variabili e tutte da scoprire anche perché la produzione spazia dal V al II secolo a.C.
Gli oggetti in metallo, candelieri ma anche forchettoni per la carne (utilizzati durante i riti funerari) e altri oggetti per i simposi, sono tipici della produzione etrusca mentre i vasi, sono sia di produzione locale (normalmente meno elaborati) sia di provenienza greca.
Si possono osservare rimandi ai misteri orfici quali la processione davanti a Dioniso Sabazio e Rea Cibele, episodi tratti dall’Amazzonomachia e dai miti di Dioniso, Apollo ed Efesto; di quest’ultimo si celebra l’intelligenza (per il fatto che aveva donato alla made un trono che l’aveva imprigionata ed in cambio della sua liberazione aveva ottenuto la mano della splendida Venere) che è caratteristica comune a dei e uomini (ed è quindi un’autocelebrazione).
La ricchezza ostentata traspare dai vasi, tra i quali, nel corredo della tomba 11c, un’anfora panatenaica a figure nere attribuita al Pittore di Berlino che è unica a Spina ed ha la particolarità di essere un tipo di vaso utilizzato per premiare i vincitori delle gare atletiche durante le feste Panatenee ad Atene, ovviamente il vincitore vinceva il vaso colmo di olio.
Altra scena da non perdere è l’uccisione di Cassandra per mano di Clitemnestra, cena rara e molto truculenta, degna di un film horror.
Col passare del tempo le invasioni celtiche riducono l’importanza economica di Spina che, pur sopravvivendo alle altre città etrusche, specialmente Felsina, cioè Bologna, vede ridurre la propria sfera d’influenza e la possibilità di accrescere il territorio.
Lentamente ma inesorabilmente i commerci si spostano verso il ravennate (Ravenna sarà la capitale dell’impero romano d’Occidente dal 402 al 476) e Spina decade per finire poi sommersa e riscoperta solo a partire dagli anni Venti del secolo scorso.
Proprio la riscoperta di Spina è all’origine della ristrutturazione di Palazzo Costabili che divenne sede del museo, ne è chiara testimonianza il Salone delle carte geografiche che chiude la visita: scelta ideologica di riprodurre antiche carte geografiche che descrivono la zona del delta del Po e richiamano il legame tra Spina, Ferrara e l’impero romano, periodo di moda nell’era fascista.
Due piroghe monossili (cioè ricavate da un solo tronco) di impatto visivo (per via di dimensioni ragguardevoli in lunghezza e precisamente m 14,76 e m 12,10) chiudono la parte archeologica ma ci introducono al capolavoro che merita la visita da solo.
Il capolavoro cui mi riferisco è nella Sala del Tesoro e si tratta di un affresco opera del Garofalo (Benvenuto Tisi detto il Garofalo) realizzato tra il 1503 e il 1506: il soffitto di questa sala è affrescato secondo una prospettiva dal basso verso l’alto che si richiama alla famosissima camera degli sposi del Palazzo Ducale di Mantova, opera di Andrea Mantegna.
L’opera è una balconata su 4 lati, riccamente addobbata con tappeti orientali,dalla quale si affacciano varie eleganti figure, alcune delle quali con strumenti musicali tra le mani; il cielo azzurro che tutto sovrasta è punteggiato dai festoni di un gazebo che reggono tralci e frutta; sembra la descrizione dei valori di nobiltà d’animo dell’aristocrazia di quel tempo, dedita alle arti.
Al centro del cielo, un rosone in legno dorato è fulcro di un’architettura fasulla che funge da raccordo con la balaustra.
L’opera è raccordata alle pareti tramite vele e pennacchi che raccontano la storia di Eros e Anteros (che ho scoperto essere il fratello inseparabile di Eros, rappresentante dell’amore corrisposto, o, secondo altri studiosi, di quello non corrisposto e, ancora, di quello omosessuale, insomma fratello di Eros con le idee poco chiare) mentre un fregio e dei medaglioni che riproducono episodi mitologici e della storia di Roma decora la parte superiore delle pareti.
Questo affresco è davvero straordinario, ne sono rimasto incantato.
Chiudo col giardino, delizioso con i fiori che lo adornano, in particolare ho apprezzato le rose rugose; ho scoperto che questo giardino è una ricostruzione “immaginaria” a seguito dei vari restauri, tuttavia ha una sua armonia e bene si sposa col resto dell’edificio.
Un luogo, Palazzo Costabili, assolutamente da visitare.
Ferrara, 10 ottobre 2019 memoria di San Daniele e compagni Martiri a Ceuta