Il 17 settembre ricorre la memoria liturgica di due pezzi da novanta, ben due dottori della chiesa: Ildegarda di Bingen e Roberto Bellarmino; della prima so poco o nulla, del secondo qualcosa in più non foss’altro perché il suo corpo giace nella chiesa di sant’Ignazio di Loyola in Roma, dove spesso mi sono recato in visita.
Roberto Bellarmino è anche il santo eponimo del mio caro amico, di venerata memoria, (san) Roberto Mastri, che in questo giorno festeggiava l’onomastico, peraltro a breve distanza – 5 giorni – da quello di un’altra persona a me carissima, (san) Maurizio Malaguti.
Entrambi legati, in modo diverso ovviamente alla persona di cui parlerò tra un istante.
Mi è, dunque, accaduto che una persona che frequenta casa mia, commentando la candidatura di Elena Ugolini alla presidenza della regione, abbia obiettato due difficoltà: che il comando venga esercitato da Roma (quindi una figura debole, eterodiretta) e – questo è quel che mi ha colpito – che sia una “chiesolina” intendendo una che va in chiesa.
Aggiungeva che è ciellina e che bisogna diffidare sempre di chi va in chiesa.
Sono rimasto leggermente perplesso e mi sono permesso, lasciandola per un istante di stucco, di precisare che Elena non va sicuramente in chiesa più di me (non è proprio vero, in realtà, ma non perdiamoci in dettagli).
Credo sia un pensiero assai diffuso soprattutto in luoghi ove la pratica religiosa è (o è stata in un recente passato) abbastanza elevata ed è un giudizio che nella sua banalità ha una certa efficacia, un po’ come alcune ambigue affermazioni del generale Vannacci (vedi X mas, ad esempio).
Dichiarazioni da bar sport, quindi, con qualche scheggia di verità, come spesso accade.
Non sta a me, com’è ovvio, difendere Elena Ugolini, nelle sue convinzioni religiose.
Mi sono chiesto quanto la mia frequentazione delle chiese rientri in un giudizio simile e mi sono ri-scoperto infedele e incoerente, indegno e certamente un cattivo esempio.
Poi mi sono venute in mente le diatribe che hanno accompagnato pensieri come i miei, non sono stato certo il primo a pensarli, e la frase evangelica per cui hanno necessità del medico i malati e non i sani.
Alla coerenza, quindi, occorre prestare una certa attenzione, è una parola pericolosa, pensando alla quale mi viene in mente il grillo parlante di Pinocchio, un personaggio poco stimabile ma molto coerente.
C’è poi da aggiungere, riguardo al cristianesimo, tutto l’equivoco della religione, equivoco credo nato dal fatto che il pensiero del fondatore (tal Gesù di Nazareth) è stato custodito e tramandato dai discepoli nelle forme della religione e la religione sappiamo essere quella «formazione di Cultura che ha forma di nevrosi ma generale ossia che risparmia l’angoscia della nevrosi individuale, egli (Freud ndr) riordina e rinomina la religione nella categoria dei sedativi (distinti in chimici e discorsivi), uno dei quali è detto “religione”».
Nevrosi ossessiva che sistematizza – ancora la coerenza – ed ha come fine quello di sedare l’angoscia, salvo poi chiamare “felicità” questa sedazione stessa.
È merito di Giacomo Contri avere ben chiarito una secolare questione portando a conclusione il pensiero di Freud.
Tornando alla frequentazione della chiesa non ha aiutato nemmeno la secolare presenza della chiesa cattolica, specie quando deteneva un certo potere (che le è spesso ancor oggi accreditato, non saprei quanto ingiustamente): ne è derivato un certo conformismo, che è tipico di tutte le realtà che gestiscono un qualche potere.
L’accusa di essere “chiesiolina”, insomma, patisce di una cattiva eredità storica ma non solo.
Alla chiesa, ed ai cosiddetti fedeli, viene chiesto di pagare il dazio di tutte le irresolutezze di cui è costellata la sua storia religiosa, nella forma nevrotica sopra descritta.
Oggi, con la perversione (diceva Freud che la nevrosi è la negativa della perversione e Contri aggiunge che la perversione è terra di missione della nevrosi) che dilaga, la nevrosi è irrisa come ipocrisia, incoerenza ed il cristianesimo continua ad essere ingenuo quando va ancora bene.
Continuo a sostenere convintamente Elena Ugolini.
Parma, 17 settembre 2024 memoria di san Roberto Bellarmino e santa Ildegarda di Bingen