Olimpiadi blasfeme o perverse?

Occorre una premessa: l’uomo è l’unico essere vivente metafisico, dalla natura non riceve alcun istinto, cioè legge di moto del corpo.

Questa apparente mancanza è la sua connotazione come al di là della natura, dovendosi dotare di quella legge che la natura non gli ha fornito.

Una legge non naturale, metafisica, che ogni uomo è invitato ad elaborare, dopo averne ricevuto la proposta dall’accudimento dei primi tempi di vita: non c’è autonomia del soggetto-corpo quanto alla causa: l’origine dell’eccitamento non è interna al corpo, ma esterna a essa.

Mancando della indefettibilità dell’istinto, la legge può essere elaborata anche malamente e dunque il pensiero del soggetto sarà elaboratore attivo – «positivo» – della medesima legge. Dalla quale il medesimo pensiero attivo potrà deviare, o alla quale potrà opporsi. Ma nell’uno o nell’altro caso sarà sempre la medesima legge, nel pensiero di essa, a fare da norma: termine di paragone per la conoscenza almeno della deviazione e opposizione, e della sanzione.

Da qui la possibilità della psicopatologia, dalla nevrosi (deviazione dalla legge) alla perversione (sconfessione della legge).

Il cristianesimo non è una religione, ma un pensiero riuscito, secondo la legge, che tuttavia non è riuscito a resistere alle tentazioni della nevrosi.

La nevrosi è instabile, in cerca di una soluzione, la nevrosi è per così dire la negativa della perversione (lo diceva Freud), col fianco scoperto verso la perversione come ostilità verso il pensiero.

Nevrosi indifesa sebbene difesa essa stessa dalla perversione.

Il cristianesimo non ha saputo – né storicamente né ora – giudicare di nevrosi e perversione ma ha conservato, e trasmesso, il patrimonio ricevuto, sebbene “congelato”.

La perversione, non giudicata, ha lavorato indisturbata, nutrendosi del pensiero e mirando a distruggerlo, poiché è intrinsecamente omicida e logicamente nichilista.

Lo aveva intuito J.R.R. Tolkien, parlando dell’origine degli Orchi; nella lunga citazione che segue l’autore ritiene che questa razza maledetta sia il risultato della perversione degli elfi: “Degli infelici che si lasciarono irretire da Melkor, invece, poco si sa per certo. Chi infatti dei viventi è mai disceso nelle voragini di Utumno o ha sondato l’oscurità dei pensieri di Melkor? Pure, questo è tenuto per vero dai sapienti di Eressèa, che tutti coloro dei Quendi che caddero nelle mani di Melkor, prima che Utumno fosse distrutto, vi furono imprigionati e, per mezzo di lente arti crudeli, corrotti e resi schiavi; e così Melkor originò l’orrenda razza degli Orchi, a invidia e scherno degli Elfi, dei quali in seguito furono i più accaniti avversari. Gli Orchi infatti vivevano e si moltiplicavano a mo’ dei Figli di Ilùvatar; mentre nulla che avesse vita di per sé, o anche solo sembianza di vita, poté mai produrre Melkor a causa della sua ribellione nello Ainulindalè prima dell’Inizio: così affermano i sapienti. E nel profondo dei loro cuori bui, gli Orchi detestavano il Signore che essi servivano in timore, artefice solo della loro miseria. Fu forse questa l’azione più abietta di Melkor, e la più odiosa a Ilùvatar.”

Tornando alla chiesa, la perdita di presa sulla cultura ha ancor più indebolito la sua capacità di giudizio e ampliato il campo d’azione della perversione, via via sempre più legittimata culturalmente e socialmente.
Ma questo campo d’azione è la chiesa stessa, messa continuamente in scacco dalle pretese perverse che la accusano di ogni male del mondo, così la libertà per cui lotta la perversione è libertà da …

Così il cristianesimo ed in particolare la chiesa cattolica, nella sua ingenuità incapace di giudizio, subisce le continue – direi eterne – critiche della perversione che ha necessità di avere un oggetto su cui esercitare il suo dominio e dal quale non può staccarsi perché ne verrebbe svelata l’inconsistenza.

Libertà da anziché libertà di … cosicché vi è sempre necessità di un nemico che sia causa del movimento ché sarebbe altrimenti paralisi impotente.

Ora un tassello diverso: gli unici francesi verso i quali provo una certa simpatia sono Asterix, Obelix e gli allegri abitanti del loro villaggio.

Villaggio dell’Armorica dove i Galli vivono tranquilli e beati, facendosi beatamente i galli propri, lavorando, divertendosi e non essendo minimamente fissati all’idea del nemico romano invasore: non hanno bisogno di nemici per condurre le loro vite.

Politicamente parlando potrebbero essere definiti come sovranisti, contro le pretese universalistiche romane, ma non buttiamola in politica.

Ora accade che a Parigi si inaugurino le olimpiadi e, durante una manifestazione che aspira ad autocelebrare la grandeur francese (di cui i Galli non erano affetti ma che centro destra e sinistra attuali condividono allegramente), tralasciando la disorganizzazione che ha esposto i capi di stato ospiti alle intemperie ma non Macron, in un profluvio di politicamente corretto e inclusivo, accade che l’Ultima Cena, ispirata a quella di Leonardo, venga trasformata in un quadro vivente coi protagonisti impersonati da drag queen.

Si sono offesi i vescovi francesi, com’era scontato (e previsto?) e sono insorti i sovranisti di tutta Europa, dal nostro Salvini all’ungherese Orban, così che la questione è finita in politica cioè in caciara.

Né è utile fare raffronti con l’islam – che è la perfetta religione – diversamente trattato, rispetto al cristianesimo o invocare guerre di religione o banalizzare l’episodio (come ho letto sulla prima pagina de La Stampa di domenica 28).

A me è venuta in mente Leni Riefenstahl coi suoi fantastici film di propaganda, con sfilate oceaniche che certificavano l’unità di pensiero, di intenti, della massa nei confronti dei valori allora dominanti.

Era possibile, allora, non far parte di quella massa? Ed oggi?

Parma, 29 luglio 2024, memoria di santa Marta, Maria e Lazzaro, amici del Signore

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