Abbiamo un nuovo governo.
Dopo le dimissioni di Matteo Renzi, Paolo Gentiloni.
Confesso che avevo votato e fatto votare no al referendum, del cui esito ero assolutamente insicuro; avevo votato contro una riforma raffazzonata con quesito unitario per modifiche tra loro diversissime; una riforma che conservava un senato che avrei preferito soppresso completamente e che non toccava quella vergogna delle regioni a statuto speciale.
Nel mio no c’era anche, e non me ne vergogno, la mia avversione ad un governo presieduto da un presidente insopportabile, arrogante e con un codazzo di ministri a dir poco deprimenti.
Ho sinceramente gioito all’idea che, sconfitto al referendum, Renzi e la sua cricca si dedicassero alla raccolta delle figurine dei calciatori, al rammendo, alle escursioni nei boschi o a similari attività.
Non sono sostenitore dei grilletti e affini; i seguaci del comico genovese li manderei tutti a dedicarsi alle medesime occupazioni che auspico per il fu rottamatore.
Bene; dopo la sconfitta, nettissima, nelle urne e Renzi si illude pensando di avere il 40 % perchè tanti mi hanno confidato di essersi tappati il naso e di aver votato sì per timore dei grilletti, non per simpatia col presidente del consiglio, dopo la sconfitta, dicevo, la mia speranza era che potesse nascere un governo che, con un minimo di serietà, si dedicasse ai problemi del paese.
Chi mi ritrovo invece? Maria Elena Boschi, Marianna Madia, Luca Lotti e non vado avanti… Ma non erano renziani della prima ora? non era gente che aveva scommesso tutto sul referendum?
Sconfitti non mollano, come nemmeno il fu presidente del consiglio, che ancora mantiene la carica di segretario del PD.
Angelino Alfano promosso agli esteri, la Madia confermata nonostante la bocciatura della Consulta, la stampella di a-l-a che abbandona la barca insoddisfatta per il mancato conferimento di qualche poltrona ministeriale non sono proprio un quadro entusiasmante.
L’unica novità positiva del governo Gentiloni è di avere abbandonato al suo destino la già ministro dell’istruzione, fortunatamente non riciclata anche se ho scoperto che la nuova ministro “fu la prima firmataria di una proposta di legge volta a introdurre l’educazione e la prospettiva di genere nelle scuole e nelle università” (dal sito del Corriere della Sera).
Su tutto incombe anche la questione della legge elettorale.
Ma in un paese civile le leggi elettorali non dovrebbero essere pensate per il bene della nazione e non per i tornaconti dei vari partiti e partitini?
Mi chiedo se sia serio andare a modificare la legge elettorale nell’imminenza delle elezioni, che tutti chiedono a gran voce in tempi brevi.
Resto sconfortato perchè non riesco ad intravedere una figura, una, che abbia la statura del governante, che sappia guardare alle necessità di un paese bloccato, vittima ricatti e veti incrociati e troppo abituato a scendere a patti col potente di turno.
Le varie mance che il precedente governo, a immagine e somiglianza dei tanti precedenti, ha elargito non ricordano il consueto modo italiota di ottenere consenso col debito pubblico?
Fino a che non si riuscirà a spezzare il legame, che secondo me è inscindibile, tra la politica e le consorterie non ci sarà modo di mettere mano a nulla di nuovo e di buono.
Io personalmente non ho speranze anche se riconosco a questo presidente del consiglio un tono decisamente migliore del precedente, cosa non difficile a dire il vero.