Ci sono due post recenti di Giacomo Contri che mi girano in testa da alcuni giorni.
Uno, del 26 aprile, intitolato Ingenuità accenna alla perversione: la ” perversione è il missionario della nevrosi (indifesa benché sia in se stessa difesa)”.
Il secondo, datato 29 aprile, ed altrettanto sintetico è intitolato ed ovviamente dedicato al Fascismo, definito, lapidariamente: ”
Il fascismo non è ordine:
è organizzazione del disordine.”
Mi è venuto un parallelismo tra il “nuovo ordine” (c’è stato chi si è chiamato Ordine Nuovo) della perversione e l’ordine del fascismo.
In entrambi i casi si tratta di uscita dal compromesso, avvertito come un ripiego, dal vedere l’altro come possibile partner, chiunque altro sia interessato, senza preclusioni.
Ho trovato un articolo molto interessante di Giuseppe Pensabene, tratto da “La Difesa Della Razza” anno I, numero I 5 agosto 1938, intitolato “La borghesia e la razza”.
Giuseppe Pensabene tratta del rapporto tra borghesia e razza, la razza ai tempi andava di moda, e spiega cosa debba intendersi per borghesia: ” Traendo ogni sua ragione di esistere solo dai grandi scambi tra le nazioni, ed avendo necessità, per dominare questi scambi, di porsi nello stesso tempo al di fuori di tutte, tende a formarsi come uno strato privo di particolarità, di sensibilità, di genio, di ciò insomma che contraddistingue i popoli; e ad accogliere in conseguenza tutti gli apporti eterogenei dalla cui miscela meglio possa acquistare la tinta neutra adatta alla sua funzione. La borghesia, entro ciascun popolo è di fatto, un’internazionale sovrapposta. È un meticciato: almeno delle idee.”
Non essendo avaro di definizioni, Pensabene continua: ” Ha insomma la stessa natura di ciò che è il vero oggetto della sua attività, il denaro: che si trova dappertutto, è uguale dappertutto, e non è mai legato nè ai luoghi e né alle persone ” ed aggiunge: ” Questo è oggi, su per giù, Io stato della nazioni occidentali: là dove la borghesia conserva il dominio. Politica, cultura, economia, arte sono rivolte contro la natura dei popoli. E’ un mostruoso attentato, una colossale sconsacrazione. Quella scialba classe, quella miscela che governa, risultato di due secoli di confusione universale, commercio ed industrie, prima di tutto, poi filosofia, letteratura, musica, pittura, quella classe che non ha nè sangue nè volto, i cui uomini e le cui donne sono dappertutto uguali, si vestono, mangiano, pensano, lavorano, ballano in modo uguale, hanno i capelli, la pelle, i belletti, i volti, le guance, di aspetto uguale: le cui labbra sono per esempio ugualmente a foggia di pesce, le pettinature alla giapponese, i baffi alla americana, i costumi da bagno alla Jansen, oppure in qualsiasi altro modo, purchè uguale in tutti i paesi: questi concittadini che, cosa assurda, somigliano infinitamente di più agli abitanti di un altro emisfero di quanto non somiglino al contadino o al pescatore che abitano a due passi, questi americani di Napoli, questi Inglesi di Firenze, o questi Francesi di Venezia, che poi non sono né Americani nè Inglesi nè Francesi, se non perchè fumano la pipetta, prediligono l’erre moscia, cantano le canzoni con l’accento nasale; tutta la gente così fatte, alla quale senza accorgersene, da tanto tempo ci siamo abituati: questa gente senza razza, e perciò senza carattere, senza dignità, e senza volontà, è quella, proprio, sotto la cui guida è stato fino a ieri interamente il nostro paese. Una borghesia senza razza, e popoli in parte sani, che vi sono soggetti: ecco il quadro, forse più di tutti, vicino alla verità”.
Ancora una citazione con la proposta del buon Pensabene: ” La borghesia è oramai irrimediabilmente meticcia: non c’è più da illudersi; nè è più possibile, nei suoi riguardi pensare ad altro rimedio se non il toglierla di colpo dalle sue ormai più che perniciose funzioni di comando. Il fascismo l’ha già fatto dal ’22: ora non gli resta che completare l’opera: impedendo che suoi relitti, sia pure da posizioni di secondo ordine, continuino il loro triste esempio di degenerazione razziale. L’Arte, la Cultura, l’Insegnamento, debbono essere definitivamente tolti a questa detronizzata borghesia. “
Chiudo con quest’ultima citazione: ” La borghesia ha perduto da noi il potere; ma precario sarebbe il vantaggio della sua sostituzione ove non ci assicurassimo per sempre dalla peggiore ignominia di quella casta decaduta: il suo cosmopolitismo. II meticciato culturale al governo del paese fu la nostra maggiore sciagura fino all’avvento del Fascismo”.
Mi accorgo di essere prolisso, lo sono sempre stato, ma mi è piaciuto Pensabene, curioso caso di ironia del famoso nomen omen.
L’ingegnere e architetto Giuseppe Pensabene cosa contesta alla borghesia? il cosmopolitismo, il meticciato culturale (questioni molto dibattute anche oggi) che io tradurrei, secondo le categorie dell’appuntamento con l’idea che si possono fare affari soltanto coi propri simili (di razza allora, ma potrebbe ben essere di cultura, di ceto sociale, di appartenenza politica, di religione – le stragi in Sri Lanka del giorno di Pasqua ne sono una testimonianza – per continuare con le obiezioni …).
Siamo ancora nella nevrosi ma ad un passo dalla perversione che è come le sirene di Ulisse: incanta, attira a sè e uccide.
Le soluzioni totalitarie, la perversione, al fondo, non sono altro che un modo di risolvere le imperfezioni della nevrosi, cioè della democrazia; sono la seducente tentazione di chiuderla, una volta per tutte, con la fatica di fare il padre costituente, cioè porre una costituzione in base alla quale giudicare e statuire rapporti.
Nel totalitarismo la costituzione viene spazzata via per far posto alla volontà del capo che discende via via fino agli estremi dell’ultimo sottoposto, un po’ come le gerarchie angeliche dei Dionigi Aeropagita.
Il fascismo è platonico proprio nell’operazione di esaltare al massimo la costituzionalità personale presente in ogni individuo, facendola contemporaneamente fuori mediante sostituzione con la volontà (di potenza), che annulla la medesima competenza in ogni altro che non sia il Capo.
Al resto del mondo è imposto un “centro di gravità permanente” che ”
che non [mi] faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente”, un già dato da cui dedurre amici e nemici, pensieri ed opere, una weltanschauung de noantri.
Così viene fatto fuori l’ordine che è l’ordinamento giuridico senza il quale l’uomo non è.
Sempre Giacomo Contri, il 30 marzo, Confusione, ricordo che “l’appuntamento è ordine non organizzazione”.
Parma, 4 maggio 2019 memoria di San Ciriaco di Gerusalemme Vescovo e martire, del Beato Giovanni Haile Sacerdote e martire e dei Santi Giovanni Houghton, Roberto Lawrence, Agostino Webster e Riccardo Reynolds Sacerdoti e martiri