Ho letto l’editoriale di Ernesto Galli della Loggia di oggi domenica 7 settembre 2014, dedicato agli equivoci del multiculturalismo.
Essendo la riproduzione riservata non posso copiarlo integralmente ma ne condivido anche le virgole.
Mi pare che il problema segnalato, il fallimento del multiculturalismo, sia uno di quelli che le intelligenze che ci governano dovrebbero ripensare.
La cattiva coscienza che noi occidentali ci portiamo dietro per non so quale colpa atavica, ci schiaccia su posizioni sempre più insostenibili.
Chi viene per vivere in Europa deve sapere che sarà ben accolto ma che gli verrà chiesto di integrarsi in una società che ha una storia alla quale non intende rinunciare.
Integrare non è permettere la nascita di cisti che finiscono inevitabilmente per creare problemi di convivenza.
Ricordo un episodio banale di qualche mese fa; avendo necessità di rinnovare la carta di identità di una signora italiana che in quale periodo si stava sottoponendo a cure chemioterapiche, l’ho accompagnata all’anagrafe del suo paese di residenza (siamo in Emilia Romagna). La signora era completamente calva ed imbarazzata per tale stato, per cui utilizzava una bandana per ripararsi il capo e questo è stato il problema: una donna italiana non può farsi la fotografia per la carta di identità a capo coperto.
Le impiegate, gentilissime e comprensive, ci hanno spiegato che fosse stata straniera, di religione islamica, la cosa non avrebbe creato problemi, ma per le italiane vigeva questo divieto.
Il risultato è stato che, dietro impegno scritto a non tentare di utilizzare la carta di identità per espatriare, gli è stata alfine concessa.
La signora se n’è uscita vagamente sconcertata, grata all’impiegata che comunque si era dimostrata comprensiva a fronte del suo problema e, in contemporanea, sentendosi vagamente penalizzata da una norma tanto rigida nei suoi confronti quanto comprensiva nei riguardi di altri.
L’ho tanquillizzata, almeno ci ho provato, spiegandole che paradossi del genere possono ben accadere in una società composita e complessa, ma il senso di pacato stupore è rimasto.
A parte questi banali casi personali, il professor Galli della Loggia evidenzia due punti importanti:
a) le leggi e le norme di civile convivenza, in Europa anzi in Occidente, non sono la teorica ed astratta soluzione migliore possibile (alla quale tutti debbono sottomettersi perchè la logica e la scienza lo prevedono), ma sono il frutto di una scelta che nasce da un substrato storico, culturale, sociale e via dicendo;
b) non è l’astrazione della legge e delle regole a tenere assieme una società, perlomeno non solo quello, ma ci sono anche altri legami identitari che quelle leggi hanno prodotto e che le tengono in vita (il substrato cui facevo cenno prima).
L’Occidente sta percorrendo una strada che lo porta a negare storia e diritto in favore dell’astrazione universale: l’unico valore sembra essere il non averne.
La questione, tuttavia, non è sui valori, ma sul diritto: ogni uomo è un costituzione a due zampe.
Mi serve tempo per capire meglio