movida

Visto il bel tempo, ho accondisceso al desiderio di mia madre di fare una passeggiata in città.

Erano anni che non mi concedevo una cosiddetta “vasca” in centro il sabato pomeriggio; oggi partendo da via Garibaldi siamo arrivati fino alla fine di via Farini, mentre al ritorno ci siamo buttati anche in via Cavour, dov’eravamo passati anche ieri.

Un fiume di gente, com’era prevedibile, che mi ha sinceramente infastidito, sembra davvero che venga compiuto un rito collettivo, una sorta di esibizione di massa.

Camminando mi veniva da pensare a Vienna, al Ring, dove passeggiavano i borghesi abbienti, mostrando col decoro degli abiti, la ricchezza posseduta. Un decoro che credo lasciasse poco spazio alla fantasia, qualità normalmente aliena ai borghesi, com’è risaputo.

Le persone che passeggiavano oggi per il centro di Parma non mi sono sembrate così distanti dai borghesi viennesi: in entrambi i casi l’esibizione mi pare uno dei motori di questo girovagare senza meta, quanto all’omologazione oso dire che i ragazzotti di oggi, ma gli adulti non mi sono parsi da meno, mi sembrano assolutamente omologatissimi.

Le stravaganze non mancano, ma non sono altro che eccezioni funzionali alla regola; alcune mi hanno colpito per la volgarità: una ragazzotta piccola di statura, di corporatura non snellissima, che oltre ad osare una chioma di cavallo sui toni del verde azzurro, si permetteva una paio di jeans molto corti uniti ad un paio di stivaletti verdi che rendevano ancor più tozza la figura.

Un’altra, stavolta alta e di bella presenza, che indossava un paio di pantaloni aderentissimi (anche qualcosina oltre) pudicamente coperti da un paio di culotte di pizzo nero che evidenziavano le forme … non del viso.

Ancora sederoni strabordanti messi in bella vista da pantaloni attillati, inni alla cellulite imperante, panzotte fasciate da magliette che meriterebbero almeno 6 taglie in più: nel supermercato della volgarità non manca nulla, ma vedendo tutta sta gente in giro e le file davanti alle gelaterie non sembra che la famigerata crisi abiti qui

Senza code ma, fortunatamente, anche le librerie le ho trovate frequentate; ho potuto acquistare il volume di Romain Gary “La vita davanti a sé” di cui tanto ho sentito parlare dall’amico Gabriele Trivelloni, che gli ha dedicato un breve saggio; erano settimane che lo cercavo, inutilmente.

L’occasione è stata propizia per ordinare un altro volume introvabile in libreria, almeno a Parma, Modena e Cesena, dove l’ho cercato invano: “Sono comuni le cose degli amici” di Matteo Nucci; entro pochi giorni potrò ritirarlo.

La giornata è stata soddisfacente anche se mi confermo nell’avversione alla movida, che proprio non fa per me

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