Messa in latino e Unica

Oggi, per la prima volta in vita mia, ho avuto l’occasione di partecipare alla Santa Messa secondo il rito gregoriano o di San Pio V, celebrata, ho scoperto, ogni domenica alle 18.00, presso la chiesa dello Spirito Santo a Modena.

Celebrazione molto sobria, con tre giovanissimi chierichetti e sparuto gruppo di fedeli; purtroppo i fedeli sono pochi in queste occasioni che meriterebbero certamente molta più attenzione.

Dopo averne tanto letto e sentito parlare, finalmente ho potuto parteciparvi dal vivo; l’impressione è stata assai buona anche se, come sempre, la predica è assai migliorabile: i preti dovrebbero imparare a dire poche cose attenendosi strettamente al Magistero senza divagare o moraleggiare.

Bellissima la parte iniziale col famoso Introibo ad altare Dei, con la famosa affermazione “Ad Deum qui laetificat juventutem meam” di cui ho già tempo addietro parlato facendo riferimento ad un possibile pensiero relativo a quale gioventù ci si riferisca specie quando le parole sono pronunciate da un presbitero (cioè anziano).

Tutta la celebrazione avviene col presbitero rivolto verso l’altare e coi chierichetti spessissimo in ginocchio (poveri piccoli); non traspare, purtroppo, la bellezza del rito perchè in questi tempi di volgarità e bruttezza tutto ne è lordato o perlomeno svilito e la Chiesa Cattolica non ha saputo difendere una secolare e straordinaria Tradizione, perdendo in illusoria rincorsa di una fasulla modernità, un patrimonio come la lingua latina.

Niente lamentele e grazie al Pontefice che ha tolto dalla clandestinità questo tipo di celebrazione, certo non di massa sebbene non elitaria.

Esperienza unica come quella vissuta venerdì scorso in occasione dell’inaugurazione della 25ma edizione di Unica, mostra organizzata da Modenantiquaria cui ho avuto l’onore di partecipare: manifestazione davvero splendida che merita il successo che, negli anni, ha conquistato: ho potuto intravedere (ero di corsa) tantissimi manufatti di straordinaria bellezza, prodotti dell’ingegno di uomini che hanno creato artifici (che siano quadri, sculture, mobili, oggetti di gioielleria o artigianato poco importa) per rendere gradevole la vita quotidiana.

Abitare in una bella villa, ben arredata e ben frequentata di amici che sappiano essere all’altezza degli ospiti è un’idea che ho del paradiso terrestre che non era una squallida capanna o una grotta disadorna ma un luogo di buone relazioni: non è vero che povero è bello.

Spesso e volentieri povertà e bruttezza sono prodotto dell’uomo, risultato di un’indefessa attività alla quale è pericoloso e comunque inutile cercare di sottrarre colui che vi si dedica: il desiderio di bene vivere, di salute non è esportabile con le armi (come si è sostenuto per la democrazia).

Unica nota che non ho gradito della manifestazione sono stati gli ospiti: un banale Magalli e due insignificanti soubrettine: investirei meglio i denari spesi per i loro cachet. Condivido l’idea di brindare a champagne (ma anche un buon bianco italiano, di alta classe, sarebbe stato perfetto) perchè ho imparato ad apprezzare l’artificiosità del vino, opera d’arte del tutto innaturale proprio come i capolavori esposti.

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