Non ho più avuto sogni arcivescovili (mi piaceva l’idea); stamattina occhi sbarrati alle 5.06, in netto miglioramento di un’ora rispetto al recente solito.
Compleanno di due (sapevo di uno soltanto) colleghi che mi sono molto cari: la mia sindacalista preferita ed il mio commissario preferito; non ho festeggiato con la torta che le amorevoli mani dell’ottima Micaela hanno sfornato per l’occasione perchè oggi il cibo era il pane dell’afflizione e l’acqua della tribolazione (Is. 30,20).
Mercoledì delle ceneri, speciale per via degli ultimi eventi, i due compleani ed un appuntamento in banca, a colloquio col direttore.
Quanto a questo ultimo, ho candidamente confessato che non mi fido delle banche (che ritengo un male da sopportare come le persone moleste delle opere di misericordia spirituale), anche se devo ammettere che l’idea di fare affari non è sbagliata, anzi e su questo ho margini di miglioramento (ed infatti ho rifiutato l’offerta di assicurarmi per indennizzare gli eredi dopo la mia morte).
Mi è rimasta in mente, per tutto il giorno, la citazione da Isaia, sebbene non ricordassi la fonte: pane dell’afflizione e acqua della tribolazione, questo è quel che vivo quasi ogni giorno, senza nemmeno vedere l’aspetto virtuoso (che infatti non c’è) della rinuncia; oggi non l’ho vissuta tristemente, questa idea, anzi ho pensato che potrebbe essere un’occasione buona per recuperare il senso di certe rinunce che non solo non sono virtuose ma nemmeno utili se non al rinvio continuo di qualcosa che non si realizzerà mai.
La quaresima potrebbe essere l’occasione per rinunciare ai pensieri di rinuncia che spesso costellano il mio orizzonte.
Ai colleghi che compiono gli anni porgo i miei più cordiali auguri: sono due persone che ritengo importanti per la mia vita modenese e dalle quali non potrei prescindere (non che condivida tutto di quel che dicono e fanno).