Mascherine rosa

Impazza sui social la vicenda di un sindacato di polizia che si sarebbe lamentato della fornitura di mascherine FFP2 di colore rosa agli appartenenti alla polizia di stato.

L’ho tratta dal Corriere della Sera che comunica la notizia con una sobrietà che è quasi sospetta, ma se ne parla ovunque.

Il rosa sarebbe colore “eccentrico rispetto all’uniforme” e tale da pregiudicare l’immagine dell’amministrazione ed il decoro degli operatori.

Effettivamente il rosa, in noi attempati e sessisti uomini d’altro secolo, evoca la tenerezza della femminilità, ma io sono antiquato – felicemente conservatore – e trovo inappropriato l’abbinamento polizia di stato e colore rosa.

Ma capisco che oggi sostenere che un poliziotto non possa utilizzare una mascherina rosa sia sessista ed inqualificabile.

C’è da ricordare, tuttavia, che, da che mondo è mondo, tutto ciò che a che fare con l’esercito e la polizia ha sempre previsto (richiesto?) un apparato anche repressivo che difficilmente è compatibile con peace and love.

I segni esteriori, il linguaggio non verbale direbbero oggi gli psicologi, hanno un certo valore che credo prescinda, da questioni sessiste o discriminatorie.

Un battaglione di polizia che deve fare ordine pubblico in una manifestazione di sediziosi violenti ce lo vedete schierato con mascherine rosa o gialle, arancioni o lilla?

Le stesse uniformi: nel mondo occidentale, che a me risulti, non credo ci siano divise militari o della polizia di colore arancio o giallo limone o verde pisello o rosa, per l’appunto.

Aggiungo qualche esempio: avete mai visto un crest dei tanti corpi militari e non? Ebbene credo abbiate notato tutti, immagino con raccapriccio, che solitamente vi sono raffigurati animali “aggressivi”, carnivori e spietati cacciatori come aquile, leoni, falchi, dragoni.

Lo stemma araldico della polizia di stato non reca forse un leone munito di daga? Produrrebbe lo stesso effetto se vi fosse un tenero cerbiatto con ramo d’ulivo?

La gerarchia, il modo di salutare, l’inquadramento, tutto sarebbe da rivedere perché tutto potrebbe essere tacciato di machista e intimidatorio.

D’altronde vi immaginate le legioni romane guidate non dal solito aquilifer ma da un più inclusivo pettirossifer?

Già mi vedo uno squadrone di poliziotti, in uniforme giallo canarino, quale reverente rispetto incuterebbe ai facinorosi.

Insomma propongo una commissione paritaria camera e senato per discutere e ridisegnare completamente tutta la simbologia militare e poliziesca per renderla più adeguata alle esigenze inclusive dei tempi moderni. Siamo o non siamo una democrazia? I violenti e i delinquenti vanno convinti, coinvolti, aiutati, non intimiditi: meno pistole, taser e distanziatori e più teneri abbracci e carezze (non languide che sennò si sfocia nella molestia).

Chiarito quindi che anche i colori e non solo i colori hanno una valenza comunicativa, lo ripeto a prescindere dall’aspetto sessuale, il discorso sarebbe uguale con un bel giallo o arancione, sono convinto anch’io che sia una sciocchezza distribuire mascherine rosa agli agenti di polizia.

Tuttavia è accaduto; probabilmente una fornitura di quel colore è stata propinata ai nostri prodi tutori dell’ordine: che il fatto sia gravissimo, anzi imperdonabile è chiaro e che i responsabili vadano deferiti alla corte marziale e in subordine a quella dei conti (molto più implacabile perché tocca il portafogli, ammennicolo molto caro agli italiani) oltre a provvedimento disciplinare e pubblica degradazione mi pare indiscutibile, anzi propongo di arderle in un’unica pira mettendoci sopra il fornitore e l’incauto funzionario che disposto l’osceno acquisto.

Fatte queste premesse, al sindacato che ha espresso le citate riserve conferirei un elogio solenne con siffatta motivazione:

“per conservare alto l’onore ed il prestigio della polizia di stato e mantenere immacolato il colore dell’uniforme, con rara professionalità e sprezzo del ridicolo, si esponeva al pubblico ludibrio (vulgariter sputtanamento) su ogni mezzo di comunicazione, riuscendo però, nonostante le preponderanti prese per i fondelli nemiche, a far tingere di blu cobalto le incriminate inguardabili pink mask.

Nella lotta per la sopravvivenza o il predominio nel sottobosco sindacale è stata un’azione che resterà negli annali, celebrata ogni anno al Vittoriano col Presidente della Repubblica che ripeterà il gesto di strappare alla statua dell’Italia una mascherina rosa, per poi calpestarla, seguito dai più alti papaveri di stato. Contestualmente si avrà l’istituzione dell’Ordine della Mascherina (che è sicuramente più decorso e meno sessista di quello della giarrettiera)

Ho esagerato col sarcasmo ma liquiderei la vicenda come l’ennesima tempesta in un bicchiere d’acqua che magari permetterà a qualcuno di fare le scarpe a qualcun altro, all’interno delle segrete stanze del Viminale dove si consumano scempi decisamente peggiori, come quello che ha portato la polizia locale allo sciopero del 15 gennaio.

L’Italia ha urgente bisogno di pensare ad altro.

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