Il Mar, Museo d’arte di Ravenna, è stato una delle mie destinazioni consuete, soprattutto il 2 giugno, quando vivevo e lavoravo a Rimini; ci sono ritornato con piacere perché, come tutta la città, mi suscita ricordi piacevoli.
CI sono alcune sale non visitabili, il che mi è dispiaciuto assai, ma quello che invece lo è, merita.
Uno dei pezzi forti della collezione è il monumento funebre di Guidarello Guidarelli; era costui un condottiero vissuto ai tempi, inquieti e pericolosi, tra 1400 e 1500; soldato al soldo di Cesare Borgia (che non era proprio come stipulare un’assicurazione sulla vita) ma anche della Repubblica di Venezia per la quale pare facesse da informatore.
Secondo una prima ipotesi Guidarello sarebbe stato vittima della vendetta del Borgia proprio per il suo ruolo di doppiogiochista, una seconda, pare più accreditata dalle fonti, invece, sostiene che la causa della morte prematura sia stata una disputa per motivi per noi futili, il prestito, non restituito di una camicia alla spagnola.
Tal Virgilio Romano, immemore degli insegnamento evangelici (ricordate la questione del mantello?), ha rifiutato di restituire il prezioso indumento, ne è nata una contesa armata ed il povero Guidarello ci ha lasciato le penne, dopo alcuni giorni di agonia.
Sulla lastra tombale c’è poi tutta un’annosa vicenda poiché l’attribuzione, certa, era a Tullio Lombardo, tuttavia sono sorti vari dubbi tanto che Vittorio Sgarbi, buon ultimo, la ritiene falsa; vi è poi una leggenda secondo la quale baciando il viso della lastra tombale le zitelle si sarebbero sposate netro un anno e le donne incinta avrebbero partorito un maschietto bello come l’uomo effigiato.
Guidarello Guidarelli ha poi goduto della pubblicità di Gabriele d’Annunzio, che lo ha reso celebre con alcuni versi a lui dedicati, trasformandolo da lastra tombale a mito.
Oltre a Guidarello c’è molto altro, non meno degno di visita: dalla Crocifissione di Lorenzo Monaco alla Deposizione di Giorgio Vasari; da Luca Longhi, con, tra i vari, lo Sposalizio mistico di santa Caterina d’Alessandria fra i santi Sebastiano, Girolamo, Rocco e Benedetto, al Busto di sant’Apollinare di Bertel Thorvaldsen.
Ci sono Cima da Conegliano e Marco Palmezzano, Guercino, Paris Bordon, insomma un contenitore di opere che sono da visitare con calma, da gustare lentamente, esattamente quel che non potevo concedermi io, visti gli impegni successivi.
Una sezione è dedicata ai mosaici contemporanei, tra i quali spiccano le copie di opere pittoriche, ad esempio la Chambre turque di Balthus e un Senza titolo di Renato Guttuso e Romolo Papa del 1951-59.
Se ve ne fosse bisogno, ripeto ancora una volta che Ravenna è città imperdibile, ed il MAR è una delle tappe da non trascurare.
Ravenna, 21 novembre 2018 memoria della Presentazione della Vergine Maria