Madrid: 15-18 luglio 2009
Primo viaggio in compagnia di amici: Grazia, Enrico e Roberta. Le donne sono colleghe, Enrico è il marito di Grazia. È la prima volta e non è affatto facile, per me, abituato alla solitudine o alla sola compagnia di Agostino col quale l’affiatamento è consolidato; avevo qualche timore di creare pasticci. Grazia è infortunata: una improvvida rottura di una costola (da me diagnosticata subito, ma, come spesso accade, inascoltato… il peso di essere geni) ed il lavoro in spiaggia con la stessa costola rotta non l’ha di certo aiutata, tuttavia, stoicamente, resiste.
Viaggio con Ryanair, come sempre ultimamente, arrivo all’aeroporto di Barajas e da lì, direttamente in metro, un paio di cambi (a nuevos ministerios e cuatro caminos, quindi si parte con linea rosa, poi grigia e infine rossa) e siamo alla Plaza Puerta del sol insomma di una comodità sconcertante (infatti il problema è al ritorno quando la metro non funziona, al mattino presto ma con 25 euro di taxi, in 4 con le valigie e la ricevuta fiscale rilasciata senza che fosse richiesta – in Italia quanto avremmo speso? – ce la siamo cavata).
Visito con Roberta il museo di belle arti di San Ferdinando dove ci sono dei pregevolissimi dipinti di Zurbaran, bei Tintoretto ed un El Greco (casualmente il museo era pure ad ingresso gratuito, come tutti i mercoledì) che, a dispetto del passato, ora mi piace assai.
Visitiamo anche la zona di Chueca, sulla guida dicevano essere zona tipica con librerie e negozietti… niente di tutto questo abbiamo trovato ma solo sex shop e locali a dir poco equivoci, anzi per niente equivoci visto che era chiarissimo cosa proponevano (c’ho ancora il depliant nel portafogli).
Il 16 andiamo all’Escorial: bello, ma. chissà perchè, me lo pensavo diverso, bellissimo El Greco. Causa lavori una parte dei locali è chiusa ed una parte era visitabile solo con la guida (a saperlo prima). Al ritorno mi visito la chiesa di San Isidro che non mi è piaciuta.
Il 17 è il giorno del Prado, full immersion dalle 11 alle 19 e poi di corsa al Reina Sofia a vedere Guernica; elencare tutte le opere che mi sono piaciute sarebbe lungo e noioso (ma io sono prolisso e noioso quindi attenzione): Caravaggio, Ribera, Raffaello, Velazquez, Goya, El Greco, Bosch, spero di non avere dimenticato nessuno.
Il giorno 18 è dedicato alla collezione Thyssen Bornemisza con la mostra temporanea dedicata a Matisse, altro momento assolutamente entusiasmante. Poi visita all’esterno del Palazzo Reale e alla deludente Cattedrale dell’Almudena.
In definitiva non ho visto la città che in minima parte quindi sospendo il giudizio in attesa di poterci tornare; rimane l’incanto per le opere nei musei e mi si ripropone la riflessione che uno dei miei padri (ne ho più d’uno) ha fatto tempo fa: Davide, con la sua musica, placava, le inquietudini di Saul ma, certo, non le guariva. Sicuramente ho perso troppo tempo a mangiare ma non me ne lamento, la compagnia era buona e, in virtù di questo, sono riuscito a controllare le mie spinte antisociali, spero soltanto di non avere annoiato troppo i poveri inconsapevoli audaci …
Sfrenata vita notturna in virtù del fatto che una collega voleva sempre farsi un cocktail a me sconosciuto come tutti sti intrugli che si chiama mojito: abbiamo rivisitato Chueca che è una bolgia infernale (un maestro ha detto: “La necessità procura strani compagni di letto” e mai come a Chueca questo mi è parso vero).
Due parole sul mio spagnolo che, con tanta dedizione, sto cercando di imparare: ovviamente è scarsissimo anche perchè non ho possibilità di parlare, tuttavia tutto quel che ho detto è stato compreso ed io ho capito quel che a me era indirizzato, insomma un piccolo successo! Sono riuscito pure, vincendo la mia ritrosia e timidezza, a parlare con un collega per chiedergli dove andare a mangiare la paella, ricevendone una buona informazione (per il rapporto qualità prezzo) cosicchè abbiamo potuto degustare anche il tipico antipasto (così hanno detto al ristorante, chissà se è vero) madrileno ovvero la cola de toro, la coda di toro. Davvero ottima, l’ho gustata con piacere ed anche la nostra schizzinosissima Roberta che, in un primo momento, aveva sdegnatamente rifiutato la proposta di mangiarla (le faceva senso l’idea di mangiare la coda), poi fattasi trarre in inganno dalla presenza delle ossa (non è veterinaria, la poverina, ma giurista e quindi pensava che la coda fosse di cartilagine) non solo ha iniziato a mangiarla con gusto ma non si riusciva più a togliere un misero ossicino dal piatto di portata perchè lei si è divorata tutto ed ha pure chiesto un cartoccio per portarne una porzione in albergo.
Alcune cose mi hanno colpito della città: la presenza massiccia di policia municipal, ovunque e ben munita di mezzi e strumenti (proprio come da noi), presenza costante e non repressiva, insomma tranquillizzante e poi tutti molto giovani: una bella presentazione per la città.
La presenza di moltissimi cartelli di “se alquila” cioè affittasi o vendesi, insomma un segno della crisi, tuttavia tantissimi lavori in corso, dalla metropolitana alle strade, l’impressione è che si stia lavorando per creare infrastrutture proprio come in Italia e a Rimini in particolare (so’ ironico).
Numerosissimi i parcheggi interrati (vedi sopra ma non spariamo sulla croce rossa).
Non mancavano i venditori abusivi (e una loro fuga alla nostra uscita dall’albergo ci ha, per un momento, riportati nell’incubo del lavoro) ma lì hanno vita più facile mancando l’efficientissima squadra antiabusivismo che abbiamo noi, e, altra cosa che un po’ mi ha sconcertato, c’era pieno di persone, con casacchina gialla sponsorizzata, che proponevano l’acquisto dell’oro usato, veramente tantissimi.
Due parole sull’albergo: era l’hostal puerta del sol nell’omonima piazza, dove si trova il famosissimo punto zero (il “centrissimo” della Spagna oltre che di Madrid) e dove c’è il campanile ai cui rintocchi, la mezzanotte dell’ultimo dell’anno, gli spagnoli hanno la consuetudine di mangiare 12 chicchi d’uva; abbiamo scoperto poi che è un albergo un po’ particolare (non dirò di più) ma ci siamo trovati benissimo, buona colazione, buona pulizia camere, totale indipendenza (avevamo le chiavi), insomma tutto molto bene, salvo un piccolo difetto nell’addetto (cinese?) alla reception che non era proprio sveglissimo.
Chiudo col tempo: splendido e mai troppo caldo: abbiamo dormito giusto una notte con l’aria condizionata accesa, le altre non ne abbiamo avuto bisogno, incredibile vero?
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