Questo il sogno che stanotte, quando per la Chiesa era già iniziato il giorno successivo, quindi nella festa della Madonna di Fatima, ho fatto; un sogno angoscioso, ma non al risveglio.
Sono comunque 99 anni dalla prima apparizione mariana a Fatima dove sono stato indegno pellegrino lo scorso anno.
Ieri il nostro amato Santo Padre, il Papa, avrebbe aperto al diaconato femminile: ricordo vagamente dagli studi universitari che nella chiesa primitiva esisteva una figura non chiarissima, definita come diaconessa.
Le diaconesse dei tempi che furono erano ben diverse da quello che si potrebbe prospettare oggi, ovvero la partecipazione al primo grado dell’ordine sacro da parte delle donne che arriverebbero, così, a contare di più nella Chiesa.
Un discorso clericale e di potere insomma, anche se non credo da parte del Papa.
Sono per una Chiesa meno clericale, non per l’ampliamento delle gerarchie.
Ecco comunque il sogno:
Su una strada… c’è un autobus che si sta allontanando e dal fondo si sporge Giacomo, il figlio dell’amico Davide Z., forse sta andando via dagli esercizi spirituali di CL, ma non ne sono certo; mi grida “ma cosa ci fai tu a Viserba?”
Forse rispondo che ci abito.
Strada in discesa, sono in auto e devo anticipare l’arrivo di qualche manifestazione, chiudendo la strada; mi chiedo perchè non c’è nessun altro; vedo arrivare un’auto guidata da Gianfranco R. cui dico qualcosa che non ricordo.
Nella discesa finisco (non ricordo se volontariamente) in un prato che in realtà è un campo fradicio per cui faccio una mezza giravolta e rischio di piantarmi.
Nel fare una manovra in retromarcia (ma non credo connessa all’uscita dal pantano) vado a urtare un’auto dove sono sedute, nei sedili anteriori, due donne, quella alla guida più giovane dell’altra; dopo l’urto scendo e chiedo loro se sono d’accordo a che risarcisca io il danno, sebbene sia un veicolo di servizio di Rimini.
In pratica voglio evitare l’aumento dell’assicurazione; credo di avere ricevuto risposta positiva perchè mi ritrovo in auto a tentare di scrivere i dati da consegnare alla controparte; faccio un’enorme fatica a scrivere, su foglietti e comunque la penna forse scrive male, io non riesco ad andare dritto, tanto che le lettere sono tutte disallineate .
In questo momento di ansia la conducente dell’altro veicolo si avvicina e infila un braccio verso il cruscotto, al che la invito a stare ferma ma lei mi ignora e tenta di prendere il contrassegno (scaduto) che si trova appoggiato in un vano portaoggetti (mentre quello corretto è esposto dalla parte opposta, cioè lato conducente); io le dico di smettere ma lei insiste.
Siamo in piedi, lei mi rivolge una frase del genere “i bambini sono ancora sotto choc per l’urto”, al che io ribatto che è meglio non esagerare, visto che la mia velocità era ridottissima, quindi paura credibile ma non lo choc.
Forse lei mi strappa dalle mani qualcosa e io la colpisco leggermente al mento, come se fossi un pugile, con un pugno, lo faccio davanti a tanta gente pur sapendo che non è bene che faccia una cosa del genere.