Madama Butterfly è un’opera famosissima che conoscevo vagamente e mai sentita nella sua completezza.
La prima della Scala, quest’anno, è stata un’occasione per ascoltare Madama Butterfly in diretta, grazie a rai uno.
Due parole sul contorno per dedicarmi poi all’opera pucciniana: l’introduzione è stata pietosa, il collegamento poi con Cristina Parodi ed un’attrice di cui non ricordo il nome e che ha lanciato il film per la tv che la vede tra i protagonisti, una scelta davvero sconfortante.
Da assoluto profano ignorante mi sono ascoltato tutta l’opera senza perdermene un momento ma con una certa fatica: Puccini non è il mio autore preferito, questa è la conclusione cui sono arrivato subito.
Ci sono alcuni brani molto belli ma solo la parte finale mi ha coinvolto; al contrario tutto il primo atto mi ha stancato e quasi tentato ad abbandonare l’ascolto.
La trama, per l’epoca, mi è parsa interessante e particolarmente scabrosa.
Pinkerton è descritto come un americano godereccio e razzista oltre che codardo visto che non osa affrontare la ex moglie nel momento in cui le deve svelare l’imbroglio di cui è vittima.
Potrebbe sembrare un caso di turismo sessuale e pedofilia, col marinaio americano, ricco del potere che gli deriva dall’appartenenza a sì importante nazione, che se la spassa con la giapponesina quindicenne e ingenua.
Oltre che razzista e pedofilo Pinkerton mi sembra un emerito idiota perchè incontra una ragazza che oltre ad essere bella è, soprattutto, curata, cioè una donna che ha cura di sè e la abbandona per ragioni razziali, perchè intende sposare seriamente soltanto un’americana.
Cio-Cio-san è ingenua e l’ingenuità non è mai una virtù, ma di lei ho apprezzato molto, sia la preparazione della casa in attesa dello sposo, sia che decida di riceverlo col vestito nuziale: anche se nel frattempo è divenuta madre, non rinuncia ad essere donna, partner dell’uomo che attende da tre anni.
Mi è piaciuta molto anche l’idea di sentirsi americana, cioè appartenente ad un diverso ordinamento giuridico, non alla ristretta vita del parentado costituito da una banda di sfigati, dallo zio ubriacone al bonzo che la maledirà.
La Cio-Cio-san da salvare è questa: una donna che ha l’idea di rapporto con un uomo, davanti all’universo, ben rappresentato dall’America.
La sua scelta, però, è sbagliata: la sua fiducia mal riposta ed il suo persistere nell’errore, partner di un uomo che sparisce per tre anni, sono indizi di un disagio che culminerà nel suicidio.
Interessante anche la visione religiosa di Puccini: gli dei tradizionali sono rinnegati e considerati imbelli, quello cristiano acquisito dal marito, evidentemente poco informato:
“Pigri ed obesi
son gli dèi giapponesi.
L’americano iddio son persuasa,
ben più presto risponde a chi l’implori.
Ma temo ch’egli ignori
che noi stiam qui di casa”.
Lo zio bonzo, il prete, la maledice e questa maledizione, come sempre quando si tratta di maledizioni, ha efficacia: la religione, pur essendo irrilevante, contribuisce al disastro.
Gli amici esperti, Gabriele e Silvia, mi hanno spiegato che la versione successiva di Madama Butterfly, quella usualmente rappresentata, è molto migliore di questa, più drammatica e con minori fronzoli; di certo non mi concederò un secondo ascolto.
Ho molto apprezzato le voci di Suzuki e Sharpless, la bravura interpretativa del personaggio di Cio-Cio-san (meno la voce, poco espressiva) mentre non mi è piaciuta la prestazione di Pinkerton che, però, ha reso bene il personaggio.
Rimango ignorante ed affezionato al mio mitico Verdi.
Parma, 7 dicembre 2016, memoria di sant’Ambrogio