Terzo giorno: decido di andare a visitare la mostra che si tiene ai Musei Capitolini (ingresso 12 €), “Lux in arcana”, dedicata all’archivio segreto Vaticano: mi tratterrò 4 ore abbondanti.
La mostra mi è piaciuta moltissimo, anche se con alcuni distinguo: mi è piaciuta moltissimo l’idea di mostrare al grande pubblico documenti che hanno segnato la storia dell’umanità o quella della civiltà occidentale, mi sono trovato di fronte al Dictatus Papae, all’Unam Sanctam, tanto per fare esempi veloci.
Il processo ai templari, le questioni di Galileo, Martin Lutero, eretici, regine, imperatori, rapporti con gli stati, brevi, bolle, c’è tutta la storia di un’istituzione straordinaria, nata dall’iniziativa di un uomo che ha detto di sé di essere Figlio di un certo Padre e di avere con lui una buona relazione.
Non mi piace il titolo che sembra fare riferimento a chissà quali misteri finalmente svelati, così mi è piaciuta poco la serie di informazioni fornite a corredo dei pezzi: bella l’idea di affiancare a ciascun documento una presentazione sia dell’epoca sia dei dati del documento stesso, tuttavia la modalità prescelta, la presentazione su schermo affiancato al pezzo, mi è risultata spesso pesante perché imponeva al visitatore di adeguarsi ai tempi di presentazione di ogni documento e non viceversa.
Avrei preferito scegliere io cosa leggere, magari volendo approfondire questioni sui documenti piuttosto che sui protagonisti o sull’epoca: questa modalità un po’ lenta e rigida mi ha irritato anche se capisco che non fosse semplice trovare un modo adeguato per fornire a tutti le informazioni di base. Le luci sono talmente soffuse che spesso è difficile vedere qualcosa di significativo ma il vincolo dei 50 lux (che non ho idea di cosa siano) è giustamente a tutela di delicatissimi oggetti. Esco dopo avere visitato tutta la parte dedicata alla statuaria romana: straordinario il Galata morente ma non solo, tutta la ritrattistica e non solo quella è commovente nella sua bellezza; faccio un salto anche alla pinacoteca dei musei dove Caravaggio, Van Dyck, Guercino mi alleviano i morsi della fame.
Uscito dai musei vado a Santa Maria sopra Minerva a visitare una chiesa che custodisce gli affreschi di Filippino Lippi, un’opera del mio adoratissimo Bernini, la tomba di beato Angelico e quella di Santa Caterina da Siena; mi trovo infine a due passi dalla Chiesa del Gesù così vado a fare un salto anche a salutare Sant’Ignazio e relativa compagnia.
Chiudo col Pantheon dove la ressa è insopportabile e me ne scappo di corsa. Arrivo affannato in stazione dove rischio di perdere il treno a causa di una poco chiara – a mio giudizio – indicazione; mi invitano a parlare col capotreno del treno che pensavo fosse quello giusto (scoprirò che andava a Napoli), ma lui è alla carrozza 3, in testa al treno ed io con la valigia che pesa non so quanto … arrivo e scopro che devo prendere il treno per Verona: riuscirò in preda ad un affanno terribile, solo perché parte in ritardo di 3 minuti. Arrivato a Bologna, il regionale ha 20 minuti di ritardo, il caldo è torrido e, insomma siamo alle solite.
Sono stremato, a pezzi, distrutto dal caldo e dalla fatica, ma soddisfatto, come sempre quando vado a Roma, ma stremati mi sono parsi molti che ho incontrato: i ridicoli pseudo centurioni o pretoriani, peraltro così bruttarelli che mi chiedo chi abbia il coraggio di farsi fotografare con loro e c’è pure una centuriona (bleah) che meglio che si dedichino ad altro. Incontro pure una pattuglia ciclo montata della polizia municipale con tanto di caschetto con stemma in fronte: ma non c’hanno un consulente d’immagine?
Mi pesa l’idea di dover tornare al lavoro domani, non ne ho assolutamente voglia, d’altronde sono 1243 all’alba.
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