Lucca e il ritorno

Mi congedo da Siena, puntando verso Lucca, dove so che mi attende la tomba di Ilaria del Carretto.

Il tempo sembra non essere favorevole, bigio, quasi piovoso; fortunatamente migliorerà decisamente.

Arrivo a Lucca, trovo un posticino dove parcheggiare senza farmi spennare (sono contrario a pagare il parcheggio, quindi cerco ogni modo per evitarlo), in maniera regolare, com’è ovvio.

Fuori dalle mura, poi mi avvio a piedi (sono abituato a camminare nonostante il male che ho sofferto il giorno prima) per via Elisa, fino al centro.

Spunta un sole non troppo forte, che riscalda le pietre della città, spargendo un delicato senso di piacevole rilassatezza; tutto sembra dolce, ovattato, sereno.

Mi giro per il centro diretto al Duomo di San Martino, dove trovo quel che cercavo: una chiesa bellissima, come le tante che costellano il belpaese, testimonianza della creatività secolare dei figli di santa romana chiesa (che non ha fatto solo danni).

Alcune delle cappelle della cattedrale meritano, da sole, la visita, ma il sepolcro di Ilaria del Carretto, lo trovo commovente, nel semplice ma elegante raccoglimento che sa trasmettere.

Non la trovo un’opera sfarzosa, anzi, piuttosto raccolta e sobria, sebbene di estrema eleganza e raffinatezza.

Jacopo della Quercia ha vinto la morte, in un’opera come questa, anche se non a beneficio della poverina, deceduta precocemente di parto, come spessissimo accadeva in quegli anni.

Mi aggiro poi per la città, più tranquilla di Siena, cioè più piccola e meno frequentata dai turisti (o forse è solo l’orario, come sempre mattiniero?) ma altrettanto ben tenuta.

Noto che due sono gli uffici turistici (a Siena ce n’è uno solo, in piazza del Campo), che hanno una nota negativa: i bagni a pagamento, per il resto mi piace tutto: dalla Piazza dell’Anfiteatro, alle stradine che, come a Siena, sono totalmente sgombre di auto (che sia l’effetto week end? se fosse così ogni giorno sarebbe fantastico).

Anche qui non ci sono vagabondi, mendicanti, tossici ecc…

Mi godrò alcune chiese molto belle, in particolare quelle di San Michele in Foro, esterni splendidi e la basilica di San Frediano, con il mosaico sulla facciata ed il bellissimo interno.

Qui accade l’unico episodio sgradevole della vacanza: mi si avvicina un addetto alla chiesa che si lamenta per le troppe foto; mi apostrofa: “i turisti fanno qualche foto per ricordo ma lei ne sta facendo troppe, non va bene”.

Resto confuso tra lo stupito e l’incredulo; è vero che ho fatto moltissime foto (tutte senza flash) ma visto che non vi erano divieti… ed è così che rispondo al fastidioso interlocutore: “o è vietato scattare foto o non lo è e se non lo è che senso ha mettere un limite?”. Il custode non sente ragioni e mi informa che dalla settimana successiva … non capisco cosa accadrà ma lo informo che non ritengo utile polemizzare in chiesa per una questione del genere e lo congedo con una certa rudezza.

Termino di scattare quel che voglio e mi allontano…

Ormai è pomeriggio, ora di tornarmene a casa; mi rimetto in strada per ritrovare l’auto quando vengo fermato da un cortese signore attempato che mi spiega, ovviamente non richiesto, alcune cose della città; mi domanda se conosco Brunelleschi ed a mia risposta positiva, non si esime dallo spiegarmi chi era… anche qui mi congedo con una certa urgenza.

Sulla via del ritorno trovo, lungo i viali che costeggiano le mura, alcune splendide ville in stile liberty che mi trovo a dover fotografare col telefonino visto che ho esaurito le schede di memoria della macchina fotografica.

Saranno gli ultimi scatti prima del rientro.

I viadotti della Parma Mare mi inquietano molto, le vertigini si rifanno sentire dandomi fastidio ma tutto si compie nella massima tranquillità; al ritorno mi fermo anche ad acquistare un po’ di tortelli di erbette da mangiare a cena per prendere la famosa rugiada di San Giovanni; il 24 giugno, infatti, è anche il mio secondo onomastico visto che i miei nomi sono Luciano, Pietro e Giovanni (si lo so, non gran scelte ma io non avevo voce in capitolo allora).

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