Ancora una volta mi ispiro al Corriere della Sera, dove leggo un editoriale di uno dei miei candidati al Quirinale, Ernesto Galli della Loggia: ancora una volta trovo totalmente condivisibile l’articolo.
Europa poco coraggiosa, per dirla con pietoso eufemismo, quella che non ha ancora elaborato un pensiero di unità, di appartenenza ad una comunità, che ha la capacità di guardare oltre il proprio piccolo orticello o il risultato da giocare nell’immediato del consenso populista.
Della Loggia, però, è italiano e non può ignorare che questo popolo (che ribadisco andrebbe sterilizzato ed estinto) fatica a trovare già al proprio interno il coraggio di superare i banali steccati dei famosissimi campanili.
Non conosco la realtà degli altri paesi europei per cui mi astengo da valutazioni sui compaesani europei, mi fermo all’Italia.
Quanti sono i comuni nel Belpaese? 8091 circa, alcuni dei quali hanno poche centinaia di residenti.
I comuni si fanno o si sono fatti guerra, negli anni, con una gestione del territorio a dir poco dissennata, basta guardare ai tanti quartieri artigianali spesso distanti poche centinaia di metri. Oggi tanti di questi capannoni, costruiti negli anni, sono tristemente vuoti, infrastrutture mai decollate o miseramente crollate sotto i colpi delle varie difficoltà e in totale assenza di un gioco di squadra.
Un caso diverso, ma non meno significativo riguarda il mio lavoro: le polizie locali sono chiara testimonianza dei campanili: tanti comunelli hanno un agente, un paio di agenti che riescono a fare poco e niente.
Oggi tutti ne parlano per stigmatizzare (e giustamente) il vergognoso episodio romano, ogni Masaniello propone drastiche epurazioni, il grande promettitore promette che la pubblica amministrazione cambierà perchè non devono più accadere fatti come quello capitolino. Un altro Solone ricorda che le leggi ci sono e che sono state disattese dai governi successivi a quello del grande imbonitore.
Insomma la solita gazzarra politichese italiota che scomoda gli ormai abusati polli di Renzo.
La ribalta nazionale per esporre al pubblico ludibrio e, almeno a sentire i solerti giornalisti, giustamente, un’azione che mi sembra troppo condivisa per poterla liquidare come i soliti fannulloni assenteisti…
[Leggo il 4 gennaio che gli assenti ingiustificati sarebbero, in realtà, 44 (un numero comunque vergognoso) non gli 800 e passa dei giorni scorsi; nel numero sarebbero stati inseriti anche coloro che hanno, legittimamente rifiutato di fare gli straordinari, complimenti a quel genio della comunicazione che ha venduto la notizia nei giorni scorsi, forse a lui non avrebbe fatto male una donazione di sangue.]
Risolviamo il problema di Roma poi, invece di spegnere le luci, proviamo un momento a riflettere sulle caratteristiche di una professione non esattamente delle più semplici.
Ma prima vorrei aggiungere una considerazione banale banale: io apprezzo moltissimo gli articoli di Sergio Rizzo di cui ho stima, ma con una riserva, che non riguarda lui a dire il vero, ma la categoria. In questi anni, in cui a Roma e non solo, dilagava l’immoralità, in cui i politici romani stabilizzavano, era il 25 novembre del 2009, 393 vigili urbani con contratto a termine in maniera irregolare, possibile che non ci fosse un dipendente pubblico amico di un giornalista a cui spifferare la notizia, clamorosa, di così grande illegittimità di comportamenti?
Forze di polizia, amministratori, impiegati (non sono mai unanimi, qualche cantante fuori dal coro, foss’anche solo per ragioni di statistica, ci deve pur essere), magistrati contabili, revisori dei conti, giornalisti (li metto ultimi ma non lo sono di certo), possibile che nessuno abbia mai saputo nulla del dilagante malcostume?
Voglio forse difendere con questo i colleghi assenteisti? ovvio che no, ne faccio esperienza io stesso con qualcuno che, guarda caso, al termine delle ferie si ammala con preoccupante costanza (e a chiedere la visita fiscale in certi posti d’Italia è tempo perso per non dire impresa da sciocchi), provocandomi qualche rodimento di fegato.
Dunque? Voglio solo notare che il malcostume è talmente diffuso e spesso strumentalizzato solo quando serve agli scontri politici che gli italioti sanno soltanto indignarsi (quando non tocca il loro orticello) o lamentarsi (se parte in causa) o fare gli arroganti (se muniti di uno straccio di potere).
Tre esempi banali che risalgono a storia recente: fermo un veicolo che ne sorpassa un altro oltrepassando linea longitudinale continua; il conducente, prima ancora che gli rivolgessi il consueto “buongiorno” mi dice: “se la fa a me la deve fare anche ai carabinieri”; non capnedo il senso della sua affermazione gli chiedo lumi, così capisco che, a suo dire, una pattuglia dei carabinieri avrebbe commesso la sua stessa infrazione poco prima di lui e che, quindi, avrei dovuto sanzionare anche loro, perchè siamo tutti uguali e lui paga le tasse. Spiegargli che, vista la mia posizione non era stato possibile vedere la manovra delle auto prima della sua (mi trovavo, prima in una rientranza da cui non vedevo le auto sopraggiungere, fossero quella dei carabinieri o di qualunque delinquente) non è servito a nulla, se n’è andato furibondo senza avere posto minimamente attenzione al suo di comportamenti.
Secondo caso: “ma non si può fare proprio niente, non l’ho fatto apposta”; mi capitò il caso del marito che doveva portare la moglie incinta all’ospedale con urgenza, quindi guidando con velocità non proprio misurata, peccato che stava andando da Cesena verso Cesenatico e l’ospedale si trovasse esattamente in direzione opposta.
Terzo esempio: “sono un… scegliete voi la categoria”, “lei non sa chi sono io”, “vado dal sindaco” … la morale nelle ultime tre righe.
Inutile ricordare, il grande promettitore è stato pure sindaco, dovrebbe saperle queste cose, le multiformi competenze: polizia stradale, infortunistica stradale, tutela del consumatore, edilizia, ambiente, polizia giudiziaria, notiche, residenze, TSO, fiscalità locale, giusto per un abbozzo veloce.
Competenze pari a quelle di polizia di stato e carabinieri ma senza il medesimo contratto, le tutele e l’organizzazione alle spalle (e lo stipendio, manco a dirlo): banale esperienza di tantissimi colleghi: se un carabiniere ferma una persona, gli basta una chiamata alla sua centrale operativa per sapere se questo ha carichi pendenti, se lo faccio io devo provare a chiedere la cortesia a qualche addetto dell’Arma o della questura che potrebbe rispondermi che a me certe informazioni non possono essere date.
Taccio dei rapporti coi politici (escludo fortunatamente i miei) che dovrebbero limitarsi a dare le indicazioni di principio per lasciare ai tecnici l’esecuzione del programma: c’è qualcuno in Italia che crederebbe mai a una simile panzana? Dalle mie parti si dice che sarebbe come credere che Gesù Cristo è morto per il freddo ai piedi.
Ho avuto occasione di conoscere centinaia di colleghi, sparsi per tutta la regione e non solo, che mi hanno ripetuto allo sfinimento le banalità che ho appena elencato eppure… silenzio assoluto.
Non credo sia così difficile mettere mano ad una legge di riforma per decidere cosa vogliono che diventiamo: guardie dei comuni o agenti di polizia locale?
Nè mi sembra così impossibile ipotizzare una diversa organizzazione gerarchica (magari un comando regionale con distaccamenti comunali) ed un diverso inquadramento contrattuale.
Anche qui silenzio.
Decenni di latitanza perchè fa comodo a tutti mantenere una situazione ambigua e fonte di tanto poca chiarezza.
Galli della Loggia parla di Europa ma l’Europa può esistere se i popoli europei cominciano a pensarsi cittadini di un unico paese; non possiamo sperare che trovi il coraggio necessario un’istituzione che è vista, a seconda delle convenienze, come una mucca da mungere di fondi o un’arcigna megera che impone solo sacrifici (ma non per i propri burocrati e le sedi tanto costose).
Come si può sperare che i tanti onorevoli che sono stati, anche in contemporanea, sindaci rinuncino all’ottusa visione da maso chiuso di cui l’immobilismo in cui stagna la polizia locale è solo uno dei tanti sintomi?
Pensiamo alle unioni dei comuni che servono a…
Non nutro speranze, l’Italia è un paese incorreggibile e l’Europa non può nascere da un siffatto coacervo di ottusi campanilismi.
Spero nella Germania, spero in un governo tedesco trapiantato in Italia.
2 commenti
Aggiungi il tuo →Luciano! Come sempre cogli nel segno! Sei un grande! Mi manchi tanto!
Non parlarmi di mancanze, adesso vivo in un deserto 🙁