Avevano messo pioggia, invece oggi, è stata una giornata proficua per i lavori di giardinaggio.
Non mi ci potevo sottrarre, dopo l’impegno di ieri a Casalgrande, dove ho goduto dell’ospitalità del Comandante Ermanno Mazzoni, del Commissario Golfieri, di Lazzaro Fontana, Maurizio Marchi, Luca Falcitano, Gianfranco Musiari e di tanti colleghi intervenuti per un’iniziativa di formazione e solidarietà organizzata dal sindacato di cui sono iscritto dai tempi del lavoro a Cesena.
Personalmente è stata una bellissima esperienza e ringrazio in modo non formale tutti i colleghi che ho citato poc’anzi, per la cortesia, simpatia, disponibilità che li contraddistinguono.
Chiusa la parentesi formativa stamattina mi sono dedicato alla potatura di un cespuglio (che ho ripreso e terminato nel pomeriggio causa auto in sosta sotto i rami) che più che un arbusto mi ha ricordato la giungla tropicale e di cui porterò sl corpo i segni per un bel pezzo visto che mi sono procurato un paio di lividoni abbondanti su entrambe le gambe, a forza di puntellarci contro lo svettatoio.
Prima, però, siamo andati a rifornirci di concime, terriccio ed altri fiori vari; tornati a casa, sotto l’occhio vigile e la direzione attenta di mia madre (taglia quel ramo e quell’altro e non vedi quello? e quello a fianco…) ho tagliato a più non posso. Terminata l’incombenza ci siamo dedicati alla semina del prato, con tanto di spargimento di letame e terriccio di substrato; annaffiato il tutto, mi sono dedicato ai travasi.
Le tante piante grasse che mio cugino ha regalato a mia madre negli anni avevano urgente necessità di cambiare vaso; forse non ne avevo percepito il numero (una sessantina, escludendo tutti i figli), o forse non mi aspettavo la laboriosità delle operazioni preparatorie (creazione di un mix di terriccio, stallatico, lapilli ed argilla espansa) fatto sta che alle 19 abbiamo dovuto interrompere perchè il buio incombeva. Domani altre piante grasse sono in attesa, comprese quelle che ho ottenuto dalla separazione dei figli, che debbo invasare per le amiche.
Nel frattempo mia madre trapiantava le fragole nell’orto e riempiva i vasi di viole, ranuncoli, dalie e gerbere. Non ci sono mai stati tanti fiori come quest’anno, segno visibile del mio ritorno.
Amo i fiori per la loro bellezza e per la varietà: non ho un criterio di scelta particolare, di solito amo colori appariscenti (non sono uno spirito sobrio, è risaputo) ma non disdegno anche l’elegantissimo bianco.
I fiori rendono gli ambienti più gradevoli, conferendo loro eleganza; io, da parte mia, non amo tagliarli, preferisco goderne i colori ed i profumi nel giardino o nei vasi.
Per quanto mi capiti di essere angosciato, il mio è un mondo di colori dove grigio, nero, marrone non hanno cittadinanza se non rivitalizzati da altre tinte: giallo, rosso, verde, arancio, azzurro, fucsia, viola.
Come per le ciliegie, di fronte ai fiori non mi fermerei mai, li porterei a casa tutti.
Incredibilmente mia madre ha apprezzato il mio lavoro, gratificandomi con un “bravo” che ogni volta che accade mi lascia stupito.
Giornata faticosa ma serena, di quelle di cui c’è bisogno e ben conclusa da un paio di gradevoli telefonate (Francesco Lo Muzio, collega modenese tanto simpatico quanto “parac..o” e il buon Federico).
Un caso di coltivazione del proprio orto/giardino di volteriana memoria.
Lavoro, cura, frutto, niente di immediato: floroterapia.
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